Sul petrolio aveva giocato un documento della potente ma ancor più preveggente Goldman Sachs che aveva reso noto che i livelli previsti dai suoi analisti erano stati superati, girando presumibilmente le posizioni a danno dei pesci piccoli che continuano a muoversi attorno alle corazzate della finanza, per poi rigirarsi nuovamente in un’ottica rialzista ricominciando a macinare profitti spesso a danno di quelli che avevano creduto ad una svolta effettiva del mercato.
Il problema resta sempre quello dello stato delle finanze pubbliche al di qua e al di là dell’Oceano Atlantico, anche se anche il Giappone sotto questo profilo non se la passa gran che bene, un problema che è esploso in tutta la sua evidenza per alcuni paesi dell’area dell’euro e sta colpendo ora anche gli Stati Uniti, con Obama che sta iniziando la sua campagna elettorale proprio dal disastro dei conti pubblici e dalla sua diversa ricetta per uscire da questa situazione rispetto a quella con l’accetta propugnata dai repubblicani e dai tea parties.