Nello stesso articolo del Corriere della Sera che ho citato nella puntata di ieri del Diario della crisi finanziaria dove si parlava del tentativo di BNP Paribas di acquisire in toto il Monte dei Paschi di Siena, una mossa propedeutica al riordino delle partecipazioni che il colosso creditizio francese già ha in Italia (BNL, Findomestic e BNP Paribas Italia), ma soprattutto delle condizioni poste per l'acquisizione (taglio di 10 mila dipendenti su 25.700 ed esenzione dalla richiesta di un eventuale aumento di capitale post fusione richiesto dalla Vigilanza BCE), era presente la notizia che il fondo sovrano del Qatar e altri tre fondi dello stesso ricchissimo Paese sarebbero interessati a partecipare, con quattro tranche da 250 milioni di euro l'una, al maxi aumento di capitale che per ora è fissato a 5 miliardi di euro.
Come è evidente a tutti, si tratta di due strade molto diverse tra loro e la scelta su quale delle due percorrere spetta in primis al Governo italiano e al neo amministratore delegato della banca di Rocca Salimbeni, Marco Morelli, un top manager bancario di cui ho già parlato diffusamente in altre puntate del Diario, ma del quale mi interessa qui sottolineare il fatto che la sua fulminea designazione è tutta scritta nel suo curriculum, che vede la sua presenza in quella J.P. Morgan Chase, rimasta unico advisor e arranger dell'aumento di capitale MPS, una banca davvero globale e che ha schierato il suo stesso CEO, Jamie Dixon, per fare pressioni sul Governo italiano ai massimi livelli perché togliesse di mezzo l'AD Fabrizio Viola e possibilmente anche il presidente Massimo Tononi (che ha scelto da solo di uscire), ma Morelli è anche stato e in posizioni di rilievo in MPS negli anni che hanno visto operare indisturbata la banda del 5 per cento, l'acquisizione di Antonveneta (anche se si dice che Morelli uscì da MPS per contrasti sulla sistemazione contabile degli effetti della medesima operazione, che veniva non molti anni dopo l'altrettanto sciagurata e costosissima acquisizione della Banca del Salento con arrivo al vertice della banca acquirente dell'AD della banca acquisita, De Bustis) e poi numero uno di BofA Merrill Lynch Italia.
Così come tutti ricorderanno che lo stesso Morelli, accompagnato da Tononi che, se aveva ancora dei dubbi se li è tolti in questa occasione, è volato a Francoforte per una molto irrituale intervista con esponenti della Vigilanza BCE, un'intervista avvenuta giorni prima della sua designazione da parte del comitato nomine e poi del CdA della banca senese e resasi assolutamente necessaria per il fatto che Madame Nouy e compagni volevano capire di più su un avvicendamento che avveniva mentre MPS era lanciato nella più grossa cartolarizzazione mai avvenuta in Italia, ma che credo abbia pochi precedenti nell'area dell'euro, e in un maxi aumento di capitale che viene dopo il flop di quello della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, nonché dopo il faticoso aumento da un miliardo di euro del Banco Popolare, anche se ci hanno messo tre secondi a capire che cosa era successo tra Roma, New York e Siena, perché tutto si può dire dei componenti del Consiglio di Sorveglianza presso la BCE, meno che non siano donne e uomini di mondo!
Quale è la differenza tra l'acquisizione pre aumento di capitale da parte di un grosso gruppo creditizio europeo, può essere BNP Paribas che un sondaggio ai massimi livelli istituzionali almeno lo ha fatto sia in Italia che a Francoforte (dove è penalizzata dal fatto che il capo della Vigilanza sia stata in precedenza ai massimi livelli della banca centrale francese) o un altro grande gruppo creditizio europeo, e l'ipotesi più accredita al momento, apertamente sponsorizzata dal Governo italiano e dalla banca globale statunitense che ha in mano il dossier, di raccattare soldi da fondi governativi, fondi pensione, assicurazioni e via discorrendo, consiste sostanzialmente nel fatto che la prima ha una logica industriale e consente di mettere in sicurezza da subito la banca senese, grazie all'expertise e a una solidità patrimoniale fuori di discussione, mentre la seconda lascia più o meno le cose come stanno in attesa che alla fine, una volta risanata la banca, ci sia qualcuna delle altre quattro banche appartenenti, con MPS, al quintetto di testa del sistema bancario italiano, che si prenda la patata bollente e il pensiero di tutti corre immediatamente a UBI Banca, il gruppo guidato da Viktor Messiah che, nonostante le forti pressioni che sta ricevendo ormai da molti mesi, continua a restare alla finestra.
Ovviamente, l'altra differenza sta nel fatto che un'acquisizione a fermo vedrebbe sfumare per J.P. Morgan 5-600 milioni di euro di commissioni, mentre per il Governo italiano non ci sarebbe lo spettro di una riduzione, come quella richiesta da BNP, di poco meno del 40 per cento dell'organico attuale della banca senese, un'ipotesi dai costi sociali difficilmente accettabili perché, dopo le numerose operazioni di esodo effettuate negli scorsi anni da MPS, non vi è la sufficiente platea di dipendenti in possesso dei requisiti per accedere al Fondo "esuberi" del settore del credito, anche se sarebbe ipotizzabile una maxi cessione di sportelli con annessi dipendenti come in passato si è fatto soprattutto per obbedire alle indicazioni dell'Antitrust.
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