martedì 13 settembre 2016

Ora Goldman Sachs scommette sul referendum italiano?


Non sono rimasto molto sorpreso quando ho letto su un sito che rilancia articoli di altre testate la notizia che Goldman Sachs e J.P. Morgan Chase hanno commissionato una serie di sondaggi e di analisi sulle possibilità che nel referendum italiano sulla riforma costituzionale, un passaggio elettorale che si terrà in una data ancora imprecisata ma compresa tra il 15 novembre e il 5 dicembre di questo anno di disgrazia 2016, ricevendone un responso che dice che le probabilità di un successo del no sarebbero pari al 65 per cento, una percentuale che il sito italiano traduce nella possibilità che la percentuale dei no sia pari al 65 per cento, mentre lo studio si limita a dire che la vittoria dei favorevoli alla bocciatura della riforma Boschi sarà vincente, a partire dal 50 più uno per cento sino ad una percentuale non meglio definita, con il 65 per cento di probabilità.

Per chi ha avuto la pazienza di leggere Ma cosa è davvero Goldman Sachs? sul Diario della crisi finanziaria, il fatto che l'ex Investment Bank statunitense e la rivale, si fa per dire, banca che ha ereditato il marchio del defunto John Pierpoint Morgan non stupisce affatto che le due abbiano deciso di commissionare uno studio per valutare in anticipo le possibilità di vittoria dei due agguerriti schieramenti che si contrappongono in Italia nella verifica referendaria della riforma costituzionale, anche perché è a tutti evidente che un'eventuale bocciatura della riforma costituzionale porterebbe dritti dritti alle dimissioni di Matteo Renzi con conseguenze difficilmente quantificabili sulle quotazioni di borsa e sulla stabilità politica del nostro Paese.

Goldman, in effetti è una banca che deve gran parte dei propri introiti alle scommesse che fa quotidianamente sugli indici azionari, le materie prime energetiche, i titoli di Stato di quasi tutti i paesi del pianeta e, the last but not the least, sulle materie prime alimentari, per non parlare poi delle scommesse sulle scommesse via derivati più o meno strutturati e fa tutte queste scommesse avendo il vantaggio sui maggiori concorrenti derivante dal fatto che assume o stipula contratti di consulenza con una parte considerevole dei potenti della terra quando questi ultimi hanno lasciano il proprio incarico pubblico, e nel fare questo è assolutamente bipartisan, reclutando quindi gli esponenti più importanti del governo e dell'opposizione dei vari paesi.

Ovviamente, le due grandi banche globali non tengono per sé queste informazioni ma le girano ai loro maggiori clienti, tramite newsletters, incontri diretti individuali o per piccoli gruppi e comunque questi dati e queste notizie pervengono direttamente o indirettamente anche alle altre banche più o meno globali, banche che guardano a Goldman Sachs come alla nave ammiraglia della flotta della finanza più o meno strutturata come è accaduto prima e dopo dell'avvio della tempesta perfetta, seguendola nelle sue evoluzioni sui mercati quasi fosse la loro stella polare.

Detto questo, vorrei entrare un po' più nel merito delle rilevazioni e dello studio conseguente perché ho una certa memoria di altre tornate elettorali, ad esempio le elezioni europee del 2014, date nei sondaggi come un ravvicinatissimo testa a testa tra il partito democratico e il movimento cinque stelle e conclusesi, come ognuno di noi ricorda, con un'affermazione netta del partito di Renzi che ha distanziato il movimento di Beppe Grillo con un sonoro 41 per cento a 21, un risultato che portò i cinque stelle addirittura al di sotto delle politiche del 2013, un ricordo che è importante in quanto i cinque stelle non sono solo il maggior partito dello schieramento che si oppone alla riforma costituzionale, ma anche quello che più si è speso questa estate in una campagna elettorale altrimenti alquanto sonnolenta.

Prevedo che, almeno per ora, né Goldman né altre banche globali azzarderanno scommesse  mettendosi a vendere i nostri titoli di Stato o le blue chips del nostro mercato azionario, o almeno non lo faranno in misura incrementale rispetto a quanto fanno da anni, anche perché i loro sondaggi e i nostri che vedono un piccolo vantaggio dei no sui si segnalano al contempo un numero tale di indecisi che ogni previsione, allo stato dei fatti, risulta francamente molto, ma molto azzardata!

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