martedì 20 settembre 2016

Profumo di massoneria in MPS e Banca Etruria


Dire che a Siena e ad Arezzo l'influenza della massoneria si faccia molto sentire sull'economia ma in particolare nelle banche è davvero un segreto di Pulcinella e lo dico a ragion veduta perché ho lavorato in una grande banca che allo scoppio dello scandalo della loggia massonica Propaganda 2 di Licio Gelli, residente fino alla sua morte avvenuta in tardissima età in Arezzo in quel di villa Wanda, scoprì di avere l'ex direttore generale, quattro direttori centrali e il numero uno dell'entità che si occupava di gestire i patrimoni dei grandi clienti più alcuni funzionari di vario livello iscritti a questa loggia che la commissione parlamentare sciolse e dichiarò essere estremamente pericolosa per la stessa sicurezza dello Stato, una posizione, quella della commissione d'inchiesta, molto coraggiosa ma che sortì pochi risultati perché in quel porto delle nebbie che era allora il tribunale di Roma, ma fu così anche in altre sedi giudiziarie, non si pervenne a nessun risultato significativo, anche perché dalle liste era emerso che gli iscritti rappresentavano un ampio spettro delle aziende di Stato, delle forze armate, della magistratura e che una regola non scritta della P2 prevedeva che dietro ogni iscritto in posizione di potere ci doveva essere una persona volutamente non iscritta in pole position per prenderne il posto in caso di scoperta degli elenchi, così alla fine a pagare il conto fu la povera Tina Anselmi, inflessibile presidente della Commissione, che vide a breve terminare la propria carriera politica.

Ovviamente lo scandalo della P2 riguardo anche altri di quelli che a quei tempi si chiamavano istituti di diritto pubblico, tra i quali lo stesso Monte dei Paschi di Siena,  e una delle cose che Commissione presieduta dall'encomiabile Onorevole Anselmi non fece fu purtroppo proprio quella di non andare a fondo sugli atti compiuti dai confratelli che avevano direttamente o indirettamente la possibilità di concedere credito per verificare se li avevano deliberati ed erogati in base ad uno scrupoloso esame del merito creditizio o per altre e più oscure ragioni e se il nocciolo duro delle perdite su crediti delle ex banche pubbliche e di non poche tra quelle private in qualche caso dominate da logge massoniche antagoniste di quella di Gelli si sia originato proprio da queste concessioni di credito che spesso sorvolavano su particolari quali il merito creditizio del richiedente, le garanzie reali e personali, insomma all'insegna del "basta la parola".

Ora con le dichiarazioni di Ferruccio De Bortoli, giornalista "scomodo", grande editorialista e già direttore di quel Corriere della Sera che fu costretto a lasciare dalla sera alla mattina su pressione della politica, quando dice che sente odore di massoneria nelle vicende del Monte dei Paschi di Siena e, prima della provvidenziale liquidazione, della stessa Banca Etruria, dichiarazioni corroborate, come rivela oggi il Fatto Quotidiano, anche dall'ex presidente di MPS, Alessandro Profumo che in luogo del termine massoneria usa quello di poteri più o meno oscuri e di come, appena arrivato a Siena e resosi conto che molte cose non tornavano, aveva proceduto a quello stesso ricambio dei direttori centrali che aveva operato con successo al Credito Italiano quando da capo della pianificazione e controllo di gestione era divenuto improvvisamente amministratore delegato per decisione dell'allora presidente Lucio Rondelli, ma che, visto che le cose non cambiavano a Rocca Salimbeni, si vide costretto a lasciare dopo soli tre anni la banca senese, e, ma questo lo aggiungo io, lasciando solo l'amministratore delegato Fabrizio Viola a cavare le castagne dal fuoco fino al suo licenziamento nei giorni scorsi, un licenziamento determinato da circostanze talmente oscure e maleodoranti che anche un ex Goldman Sachs come Massimo Tononi ha preannunciato la sua intenzione di dimettersi al termine dell'assemblea che dovrà deliberare l'aumento di capitale ormai certamente targato J.P. Morgan Chase!

Testimonianze di questo intreccio tra massoneria e affari erano peraltro emersi con forza, quando il vice presidente di Banca Etruria, Boschi noto per lo più per essere il padre della ministra per le riforme nel Governo Renzi, aveva incontrato il faccendiere Flavio Carboni, considerato il padre della P3, per avere consigli sul possibile nuovo direttore generale di quella banca già allora tecnicamente fallita e per la quale per fortuna proprio in questi giorni sono giunti ai risparmiatori truffati i primi rimborsi, mentre su MPS mi limiterò a notare che l'ex presidente della Fondazione prima e della banca poi, Mussari, doveva avere appoggi veramente potenti per far dimenticare a una città orgogliosa delle sue tradizioni il fatto di non essere neppure senese.

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