venerdì 23 settembre 2016

Voci da dentro la BCE: Ignazio Angeloni


Se c'è un'istituzione che parla prevalentemente per atti, questa è indubitabilmente la Banca Centrale Europea, mentre, da quando hanno perso gran parte delle attribuzioni, sono diventati molto, a volte troppo loquaci, i governatori delle banche centrali nazionali, che un tempo limitavano le proprie esternazioni al discorso tenuto in occasione della presentazione del bilancio dell'istituzione da loro presieduta o alle audizioni richieste dalle commissioni parlamentari, poche o nessuna intervista, ma, come si sa, i tempi cambiano e, nei giorni scorsi, il numero uno della Bundesbank si è portato avanti con il lavoro rilasciando un'intervista che è apparsa contemporaneamente su quattro importanti quotidiani europei e non un'intervista qualsiasi ma quella in cui attacca alzo zero la politica monetaria del suo presidente in BCE, Mario Draghi, e le scelte del Governo presieduto da Matteo Renzi che, da toscano quale è, gli ha risposto per le rime, mettendo in risalto la debolezza intrinseche delle banche tedesche e alcune flessibilità che la Germania si prende senza chiedere niente a nessuno (vedi la puntata di mercoledì del Diario della crisi finanziaria).

Ma torniamo alla molto silente e riservata Banca Centrale Europea, per dire che è quasi ciarliera a confronto del Consiglio di vigilanza, organismo autonomo e indipendente, ma operante nel seno dell'istituzione di Francoforte e avente come compito istituzionale la vigilanza delle banche dell'area euro oltre una certa dimensione, nonché quello di riferire al Consiglio della BCE ogni quattordici giorni per metterlo al corrente sui lavori in corso, sulle criticità incontrate, sui principali dossier aperti e via discorrendo.

Questo Consiglio di vigilanza, presieduto da Daniele Nouy e da altri cinque membri, rappresenta l'incubo dei vertici delle banche italiane e di quelle dell'area dell'euro ad esso soggette, si tratta delle più grandi perché al di sotto di una certa soglia dimensionale resta competente la banca centrale nazionale, ha visto la luce nel giugno del 2014, quindi molto tempo dopo la nascita della BCE, anche per le resistenze delle banche centrali nazionali a cedere un'attività come la vigilanza sulle banche  più importanti operanti sul proprio territorio nazionale ad un organismo sovranazionale come la BCE indubbiamente è, cercando, quando l'ineluttabile è avvenuto, di piazzare proprie donne e uomini nell'organismo direttivo di questo nuovo organismo e così è avvenuto per la Francia che ha ottenuto la presidenza, per la Germania che ha conquistato la vice presidenza e per la stessa Italia che con Ignazio Angeloni ha ottenuto una posizione che, seppure a pari livello con gli altri consiglieri, gli consente di essere molto ascoltato dalle due donne al vertice del nuovo organismo, anche per il suo curriculum che, dopo studi post laurea negli Stati Uniti, lo ha visto operare in posizioni di rilievo in Banca d'Italia, poi al Fondo Monetario Internazionale e infine, sin dalla sua costituzione, alla Banca Centrale Europea dove ha ricoperto ruoli crescenti.

Ebbene, in una lunghissima intervista concessa a Fubini de La Stampa, Angeloni cerca di fugare i maggiori dubbi che i banchieri nutrono nei confronti dell'operato della Vigilanza europea, in particolare sui continui adeguamenti dei requisiti patrimoniali, requisiti che, anche una volta individuati, risultano non valere per alcune banche, vedi il recente caso di Unicredit e Deutsche Bank alle quali è stato richiesto di rispettare un Tier 1 di due punti percentuali superiore a quello stabilito per l'universalità delle banche vigilate dell'area dell'euro (e due punti, viste le dimensioni dei gruppi bancari citati, sono un'enormità), e a questa domanda Angeloni, senza mai citare casi specifici, ammette che è vero, che esistono ragioni particolari, che le banche in esame  a suo dire conoscono benissimo, che richiedono un rafforzamento della struttura patrimoniale incrementale in termini percentuali di quello delle altre banche dell'area euro.

Ma è quando si giunge alla specifica e circostanziata domanda sulla verifica dell'adeguatezza patrimoniale rispetto alla montagna di derivati e titoli tossici propri delle maggiori banche tedesche e francesi, quelle britanniche ovviamente non sono vigilate, che la risposta di Angeloni si fa un po' confusa, pur chiarendo che approfondimenti sono stati fatti e che l'organismo di cui lui fa parte non guarda in faccia a nessuno,  ed ecco che riesce subito  a spostare il discorso su quella che è la vera e propria ossessione della Nouy e compagni e cioè i Non Performing Loans e su questi conferma che la Vigilanza guarda alle cifre al lordo degli accantonamenti, perché questi, pur importanti, non impediscono quell'irrigidimento dei bilanci così pericoloso in questa difficile fase congiunturale per le banche italiane e non.

Rinviando all'articolo del bravo Fubini, non mi resta che consigliare ai vertici delle banche italiane sorvegliate direttamente dalla Vigilanza BCE di farsi aiutare per ottenere qualche rimedio che consenta loro sonni profondi e senza sogni.

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