venerdì 12 giugno 2009

Come sarà il mercato finanziario europeo dopo la tempesta perfetta (terza parte)


Vi sono molte più somiglianze di quanto possa apparire a prima vista tra la situazione del mercato finanziario francese e quella che caratterizza il sistema finanziario tedesco, in entrambi i sistemi, infatti coesistono grandi banche a carattere globale con realtà cooperativistiche nel caso francese e pubbliche, seppure a carattere regionale, in quello tedesco, una distinzione che non è solo dimensionale, ma che prevede una divisione del lavoro che, fatte salve alcune e anche tragiche eccezioni, è stata sostanzialmente rispettata sino a oggi.

Un’altra forte analogia tra i due sistemi finanziari è data dalla presenza delle compagnie di assicurazione nel capitale delle banche, una presenza a volte discreta, a volte determinante come è stato nel caso della tedesca Dresdner, sino a poco tempo fa vero e proprio braccio bancario dell’Allianz e poi da questa ceduta alla Commerzbank, un’acquisizione pagata a caro prezzo dalla banca acquirente, al punto da rendere necessario un forte intervento statale, mentre l’Allianz, oltre a liberarsi di una patata davvero bollente, ha ottenuto un significativo pacchetto azionario della stessa Commerzbank, che, salvo sorprese, è destinata a sopravvivere ai sempre più alti marosi della tempesta perfetta, non fosse altro che per il fatto di non essere caratterizzata da un leverete ratio come quello che ancor oggi caratterizza il colosso Deutsche Bank.

Per quanto divenuta meno rilevante dopo l’ingresso del governo belga e di quello lussemburghese a seguito dell’acquisizione delle attività bancarie di Fortis in quelle due nazioni, la presenza del gruppo assicurativo Axa in BNP Paribas resta senz’altro significativa, così come quella di altre compagnie in altre importanti banche francesi, presenze, al pari di quelle esistenti in Germania, che contribuiscono a spiegare il peso molto più che proporzionale delle entità finanziarie di questi due paesi sulla torta complessiva rappresentata dalle attività finanziarie europee, un peso certamente superiore al cinquanta per cento e che ha consentito ricavi di tutto rispetto almeno sino alla prima metà del 2007, quando, come per incanto, l’oro ha cominciato a trasmutarsi in piombo nelle ali sia delle banche che delle compagnie di assicurazioni tedesche e francesi, così come nelle non episodiche joint ventures, quali la molto travagliata Dexia.

Trattandosi di due realtà nazionali che hanno vissuto processi di concentrazione notevolissimi nell’ambito del settore finanziario, la prima difficoltà emerse sin dall’avvio della tempesta perfetta è stato proprio quello dimensionale, non essendo assolutamente ipotizzabile, ad esempio, una fusione tra le prime due grandi banche tedesche, così come, nel caso della Francia, l’unica operazione di concentrazione realizzabile è stato quello tra il sistema delle casse di risparmio e quelle delle banche cooperative, un’entità alla guida del quale è stato mandato un fedelissimo di Sarkozy, così come un suo ex collaboratore è stato spedito in fretta e furia a occuparsi della molto disastrata Dexia.

Scartata l’ipotesi della ulteriore crescita dimensionale, non resta in fondo a Nicolas Sarkozy e ad Angela Merkel che incrociare le dita e augurarsi che gli interventi dirigisti messi in atto possano aiutare le maggiori entità protagoniste dei rispettivi mercati finanziari a completare l’opera di pulizia degli asset più o meno tossici presenti al di sopra e al di sotto della linea dei loro bilanci, così come non resta che sperare che non scoppino insieme le sempre più vistose contraddizioni presenti in quei new comers dell’Unione europea caratterizzati da rilevanti presenze di entità finanziarie tedesche e francesi, insomma, come avrebbe detto Eduardo De Filippo, è proprio vero che “adda passà a nuttata”!