Come si è già visto nella puntata di ieri del Diario della crisi finanziaria in relazione alla crescita della produzione industriale in agosto, una crescita spinta dal settore automobilistico favorito dalla scadenza a inizio settembre di una particolare forma di incentivazione alle vendita delle auto, anche la crescita delle costruzioni di nuove case, sempre riferita ad agosto, è stata stimolata dal bonus fiscale pari al 10 per cento del prezzo di acquisto, sino a un massimo di 8 mila dollari, una forma di aiuto governativo che ha ridato un po’ di fiato sia alle vendite di case già esistenti che di case di nuova costruzione, ma la cui scadenza è prevista per la fine del mese in corso.
Particolarmente favoriti dal bonus fiscale sono gli acquirenti di case multifamiliari o di appartamenti inseriti in condomini, case dai prezzi molto più abbordabili di quelli relativi alla tipica villetta individuale, una circostanza che spiega in parte il balzo in avanti del 25 per cento riferito a questa tipologia di abitazioni, contro una flessione del 3 per cento per la case unifamiliari, ma quello che più preoccupa è che il dato annualizzato delle nuove costruzioni si ponga ancora a un livello del 74 per cento inferiore rispetto al picco registrato nel 2006.
Ma la preoccupazione maggiore è legata a quello che accadrà alle vendite delle auto e delle case quando gli incentivazioni e le agevolazioni fiscali finiranno, il che è già accaduto per le automobili e accadrà fra pochi giorni per le case, per la semplice ragione che potrebbe verificarsi un rimbalzo negativo in entrambi i settori, in particolare nel settore immobiliare che vede aumentare e non diminuire gli espropri e le vendite all’asta delle case.
D’altra parte, non è pensabile che l’amministrazione Obama possa continuare a stimolare la domanda all’infinito, non fosse altro che per il fatto che non lo permette lo stato delle finanze pubbliche, ma cresce anche un’opposizione alla prosecuzione di politiche che gravano su tutti i contribuenti, inclusi quelli che non vogliono o non possono approfittare delle opportunità offerte, un’opposizione fomentata dai repubblicani che stanno nel frattempo facendo di tutto e di più per bloccare la riforma dell’assistenza sanitaria.
Di tutto questo sembrano rendersi conto anche i mercati azionari che ieri non hanno reagito con entusiasmo a queste notizie di segnali di ripresa alquanto ‘drogati’,mentre gli investitori sono anche condizionati dalla cautissima valutazione fatta ieri da Warren Buffett, una valutazione che, anche se con minore lucidità di quella che caratterizza il Leone di Omaha, sembra essere condivisa da molti investitori individuali che si interrogano sul futuro prossimo venturo, non traendone grandi auspici di ripresa e che considerano quello che di positivo è emerso in queste settimane sia già abbondantemente nei prezzi cui sono giunte le quotazioni delle azioni dopo sei mesi di rally in buona parte basato sulla fiducia.
Il forte monito lanciato dal presidente Obama ai uomini che contano nel mondo della finanza è destinato a restare lettera morta se la sua richiesta di nuove regole e nuovi controlli non sarà recepito nella prossima riunione dei capi di Stato e di governo del G20, un’occasione forse irripetibile per gettare le basi perché non si ripeta quello che è accaduto in questi ultimi due anni, anche perché una prossima tempesta perfetta potrebbe non trovare più quegli argini che sono stati edificati a metà dell’ottobre del 2008, anche perché dovrà trascorrere molto tempo prima che le finanze pubbliche dei maggiori paesi industrializzati tornino a essere in grado di sostenere un simile sforzo.