giovedì 10 settembre 2009

Il vice di Geithner prevede milioni di pignoramenti di case!


Sarà una favorevole congiunzione astrale o più semplicemente un ritorno al sano buon senso, ma fa comunque davvero piacere ascoltare dalla viva voce di un vice ministro del Tesoro a stelle e strisce che “la recente crisi del mercato immobiliare ha devastato famiglie e comunità in tutto il paese ed è al centro della nostra crisi finanziaria e della recessione economica”, parole che Michael Barr, il vice di Timothy Geithner con delega sulle istituzioni finanziarie ha pronunciato in un accorato intervento al sottocomitato sui servizi finanziari della Camera dei Rappresentanti nel quale ha fornito delucidazioni sul numero dei mutuatari che ha potuto usufruire della rinegoziazione del proprio debito nell’ambito del Home Affordable Modification Program, un’iniziativa governativa volta a scongiurare un’ulteriore alluvione di procedure di foreclosure con il loro triste corollario di vendite all’asta delle case pignorate.

Purtroppo i numeri non sono esaltanti, in quanto non più del 12 per cento degli aventi diritto al programma ha ottenuto di poter rinegoziare le clausole del proprio mutuo, una percentuale che corrisponde a 360.165 mutuatari che, entro la fine di agosto, hanno potuto tirare un sospiro di sollievo e non vivere più nell’incubo di dovere lasciare quella casa che spesso rappresentava il frutto del lavoro di una vita intera, un numero che dovrebbe raggiungere le 500 mila unità in novembre, mentre era poco al di sopra dei 200 mila a fine luglio.

Il problema è che, nel corso della stessa audizione, Barr ha dovuto ammettere che sono previste milioni di nuove procedure di foreclosure e questo anche nell’ipotesi che l’HAMP si riveli un grande successo, il che è poco probabile, alla luce del fatto che una parte delle 47 entità creditizie che hanno aderito al programma hanno soddisfatto solo il 5 per cento degli aventi diritto, mentre alcune non ne hanno rinegoziato nessuno, una scarsa reattività che si aggiunge al fatto che i potenziali beneficiari della procedura di rinegoziazione sono a loro volta solo una parte dei debitori in ritardo con i pagamenti delle rate del mutuo, in quanto sono esclusi tutti coloro che non godono di ben precisati requisiti di solvibilità e di un adeguato score creditizio.

Con un’ulteriore sforzo di trasparenza, Barr ha anche affermato che, secondo gli analisti specializzati nel settore immobiliare, i mutuatari a rischio di perdere la casa sarebbero 6 milioni nei prossimi tre anni e che la non soluzione del problema pone una seria ipoteca a qualsivoglia possibilità di ripresa sostenibile dell’economia statunitense, affermazioni che dovrebbero fare riflettere gli ottimisti a ogni costo, così come sarebbe giusto interrogarsi sui motivi per i quali sia l’amministrazione Bush che quella attualmente in carica non abbiano deciso di concentrare su questo programma così sentito una ben maggiore quantità di risorse, né abbiano sentito l’esigenza di collegare in modo stringente i 700 miliardi del TARP a un maggiore impegno delle banche nella rinegoziazione dei mutui!

In un simile scenario, non dovrebbe destare stupore il fortissimo calo del credito al consumo, che, secondo gli ultimi dati diffusi dal sistema della riserva federale, sarebbe diminuito in agosto di oltre 21,6 miliardi di dollari, dopo aver registrato un calo di 15,5 miliardi nel mese precedente, una flessione, quella di luglio, pari a un -10 per cento su base annualizzata, inferiore solo a quella registrata nel lontano 1975, anche se l’outstanding complessivo delle varie forme di finanziamento continua a sfiorare i 2.500 miliardi di dollari, ma è evidente l’impatto di questa oramai costante riduzione dell’indebitamento sulle possibilità di crescita di un’economia, quale quella statunitense, nella quale i consumi pesano per il 70 per cento.