Il titolo della puntata di oggi del Diario della crisi finanziaria non mi è venuto del tutto a caso, perché dalle statistiche del blog di cui dispongo ho rilevato un'anomalia, in quanto ero abituato a visite contemporanee di centinaia di visitatori statunitensi, ma è da un mese circa che lo stesso accade con visitatori russi, e in entrambi i casi le visite avvengono nello stesso momento, come se un docente stesse mostrando ai suoi alunni le puntate topiche relative alla prima fase della tempesta perfetta e ciò risulta dalle pagine visitate in quel momento e devo dire che la cosa, così come quando riguardava i visitatori en bloc a stelle e strisce mi sta inquietando non poco così come quando il blog ai tempi del fallimento molto pilotato di Lehman Brothers e le altre vicende topiche della finanza globale verificatesi al di là e al di qua dell'Oceano Atlantico, riceveva anche sei mila visite al giorno, in prevalenza dagli Stati Uniti d'America, ma anche da parte di visitatori provenienti da un centinaio di paesi, il tutto grazie alle magie del traduttore di Google.
Ma veniamo al titolo di oggi, che poi non fa che registrare quello che sta accadendo ai titoli bancari, in particolare Unicredit, MPS e Banco Popolare, per non parlare di Carige, azioni che registrano forti impennate e subito dopo tracolli stratosferici e tutto perché non si sa quali saranno, né sul piano qualitativo, né sul piano quantitativo, saranno i provvedimenti che il Governo italiano, d'intesa con la Commissione europea, adotterà, un'attesa che dura oramai da alcuni mesi e che sta rendendo le notti dei numeri uno esecutivi delle principali banche italiane alquanto insonni e talvolta popolate da incubi.
L'unico che ha rotto gli indugi e che non sta dietro ai boatos del mercato è Fabrizio Viola, amministratore del Monte dei Paschi, un banchiere combattivo che ha preso il toro per le corna, rilanciando su quelle che erano le richieste della vigilanza europea, giungendo a pianificare l'azzeramento di 27 miliardi di sofferenze lorde che poi, al netto degli accantonamenti già effettuati sono poco più di 9 e che chiederà al mercato (leggi banche internazionali impegnate nel consorzio di garanzia) cinque miliardi di euro che porteranno il patrimonio della banca senese a undici miliardi e mezzo dai nove e mezzo attuali e che la dovrebbe portare a un cet1 superiore al 15 per cento contro il poco più del 10 per cento previsti dalla normativa e il 14 per cento attuale certificato dagli ultimi stress test.
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