giovedì 4 agosto 2016

Il cantiere aperto del sistema bancario italiano


Archiviata la pratica degli stress test dell'EBA che per colma dell'ironia è guidata da un italiano, così come al nostro paese appartiene il presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi in arte Supermario, le banche italiane, quelle promosse e quelle bocciate sono dovute passare al vaglio della borsa dove stanno combattendo, in particolare Monte dei Paschi, Unicredit e Carige, per non toccare nuovi minimi storici, come invece oggi è capitato alla loro sorella di sventura tedesca, la Deutsche Bank.

Il problema dei problemi è come al solito quello dello smaltimento accelerato di una parte significativa di quei 360 miliardi di euro di Non Performing Loans che hanno in pancia, un'impresa nella quale MPS si è già cimentata con la benedizione della vigilanza della BCE, questa a guida di una signora francese, Madame Daniel Nouy, che si è detta felice della temerarietà del CEO di MPS, Fabrizio Viola che va ad eliminare in un colpo solo tutte le sofferenze lorde e nette, mantenendo solo i crediti deteriorati che hanno speranza di recupero migliori delle incancrenite sofferenze e che non solo non approfitta dell'orizzonte temporale quasi triennale offerto dalla vigilanza, ma chiede al mercato, si fa per dire, cinque miliardi di euro quando ne bastavano solo tre, ma come non approfittare di un consorzio di collocamento e garanzia come quello che si è andato formando in questi ultimi giorni.

Non mi ripeterò con Unicredit che al mercato finirà per chiedere un'altra cifra mostruosa, chi dice 7 chi dice 9 miliardi, anche se credo che come Viola anche Mustier finirà per fare cifra tonda e di miliardi ne chiederà dieci, anche perché, al netto delle varie dismissioni che sta effettuando, deve sempre salire di due punti percentuali nel coefficiente patrimoniale ed è utile avere un cuscinetto per le richieste prossime venture di Madame Nouy!

Ma se volgiamo l'attenzione all'intero sistema bancario, torna utile ricordare quanto prevedeva uno studio di una banca straniera nel quale si sosteneva che per affrontare il problema degli NPL e fare fronte alle correlative perdite, sarebbero necessari dai 50 ai 100 miliardi di euro di ricapitalizzazione, una cifra enorme per un mercato che di azioni bancarie non vuole assolutamente sentir parlare, ma che fa il paio con un altro corno del problema: quello dell'enorme numero di dipendenze bancarie e del correlativo necessario taglio sia di alcune migliaia di filiali, sia di un numero di dipendenti bancari che va dalle 30 alle 50 mila unità.

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