Di questo argomento mi sono occupato almeno due volte all'inizio della mia carriera giornalistica, la prima fu su Reporter un quotidiano erede diretto di Lotta Continua e che ha avuto vita molto breve e la seconda dalle colonne del settimanale Capitale Sud appartenente al gruppo Milano Finanza, ma in entrambe le occasioni cercai di dimostrare che una sofferenza raramente è un credito andato a male, trattandosi, invece, nella maggior parte dei casi, di un affidamento che veniva fatto per un'ampia serie di ragioni, tranne, purtroppo che sulla base di valutazioni tecniche e oggettive a partire da quello che, nel gergo tecnico viene definito il merito creditizio del richiedente il prestito.
Badate bene che, allora, la massa dei crediti oggi definiti Non Performing Loans non arrivava, per l'intero sistema bancario italiano, a 100 miliardi di euro, mentre oggi si colloca allegramente a 360 miliardi, ma le cause le avevo già delineate in una ricerca pubblicata su un numero monografico di Sviluppo, rivista dell'ormai defunta Carical ed è ancora un mistero per me che con quello che avevo scritto me l'avessero anche pubblicata.
Ma devo dire che quello che è emerso con riferimento all'operato di Veneto Banca, della Banca Popolare di Vicenza, di Antonveneta (anche se la maggior parte delle magagne di quest'ultima sono emerse solo dopo, ma tanto tempo dopo l'acquisizione della stessa da parte del Monte dei Paschi di Siena), mentre poco so di quanto riguarda la Popolare di Verona, oggi Banco Popolare e domani, se tutto va bene,fuso con la Banca Popolare di Milano, anche se la richiesta di pulizia delle sofferenze avanzata dalla vigilanza BCE e il conseguente aumento di capitale da un miliardo di euro mi fanno pensare che, in tutto o in parte, un analogo sistema funzionasse anche da quelle parti, mentre tralascio per carità di patria quella altra dozzina di istituti di credito di più piccole dimensioni operanti nel Veneto, ebbene dicevo che il modo di erogare il credito in quella regione hasuperato di gran lunga la mia fantasia di economista prestato al giornalismo economico.
Quello che in altre parti d'Italia era un fenomeno di grande rilevanza ma sostanzialmente bilanciato da una sana gestione del credito, in Veneto era invece diventato un sistema che si allargava anche ai piccoli soci delle maggiori banche ai quali, come è emerso dalle indagini giudiziarie, si erogavano finanziamenti a fronte dell'acquisto di azioni od obbligazioni subordinate, un andazzo che spiega in parte anche perché non ci sia stata una rivolta popolare quando le azioni sono crollate da 62 euro in un caso e 42 euro nell'altro alla stessa infima soglia di 10 centesimi!
Un fenomeno comune a quasi tutte le banche italiane è quello dell'elevata incidenza percentuale e l'assoluta consistenza in termini assoluti dei prestiti andati in malora in favore dei costruttori che pesano per 40 miliardi circa sui 200 miliardi di sofferenze lorde e che arrivano a pesare per quasi la metà delle sofferenze di alcune banche e se qualcuno pensa che, trattandosi di costruttori, le garanzie reali siano commisurate all'entità dei prestiti ricevuti e mai restituite avrebbe sorprese molto, ma molto amare.
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