mercoledì 24 agosto 2016

Ora UBI può davvero comprare MPS


Non so dove stia trascorrendo le sue vacanze Viktor Messiah, Chief Executive Officer del quinto gruppo creditizio italiano, UBI, quel gruppo che è riuscito sotto la sua guida a schivare tutte le insidie presenti nelle diverse fasi del processo di ristrutturazione del sistema creditizio italiano, quelle insidie che hanno inferto colpi gravissimi alle altre quattro componenti del quintetto di testa della graduatoria delle banche italiane e che vede la presenza di colossi dai piedi di argilla come Intesa, Unicredit, Monte dei Paschi e Banco Popolare (fra poco fuso con quella Banca Popolare di Milano che un magistrato che condusse una lunga indagine su un gruppo di persone che a suo avviso dominava la banca milanese in anni passati, un gruppo di persone che lui ebbe a definire la Cupola), banche che spesso quelle insidie le hanno trasformate in atti di gestione dai costi spesso miliardari e che le rendono difficilmente ristrutturabili se non, almeno in alcuni settori di attività, ripartendo da zero e affidandosi alle migliori best practice esistenti a livello mondiale.

Dicevo che non so dove e se si stia riposando il numero uno operativo di UBI ma certo gli è pervenuta la circolare interpretativa dell'Associazione Bancaria Italiana, una circolare redatta in questi giorni e che fornisce l'interpretazione pressoché autentica di quell'articolo della legge di stabilità 2016 che prevede la deducibilità dagli imponibili IRAP e IRES delle somme destinate agii schemi di salvataggio delle banche in difficoltà nell'ambito del fondo di tutela dei depositi e, quindi, anche degli interventi che una banca fa per risolvere i guai di un'altra, purché assimilati agli stessi e ora si capisce perché, dopo innumerevoli rifiuti di Messiah a parlare della possibilità che il suo gruppo acquisisse MPS, lo stesso Messiah ha iniziato qualche settimana fa a dire che quello che è importante in un'acquisizione è che la stessa sia finalizzata a creare valore per entrambe le parti in causa ed è certo che se le somme spese vanno in doppia deduzione fiscale una mano alla creazione di valore viene.

Ma quella della eventuale deducibilità fiscale non è per chi sta studiando il dossier della banca senese che una ciliegina su una torta a più strati che si compone del lavoro pluriennale di Fabrizio Viola nel sistemare i guai del passato e per cui sta avendo anche delle noie giudiziarie, del piano di radicale abbattimento delle sofferenze lorde e nette, un'operazione che lascerebbe in piedi solo il pacchetto da 20 miliardi di crediti deteriorati (crediti che non sono ancora sofferenze e forse non lo diverranno mai) e, the last but not the least, un aumento di capitale che, spesate le operazioni di pulizia,  aumenterebbe di un paio di miliardi il già forte patrimonio di MPS (9,5 miliardi di euro), insomma ce ne è di sostanza per valutare un'acquisizione che avverrebbe per il classico piatto di lenticchie e con i ringraziamenti dell'intera collettività nazionale!

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