Che la vicenda del buco nero del credito italiano, il Veneto, sarebbe prima o poi finita in tribunale era chiaro a tutti, in primo luogo ai diretti interessati, cioè ai presidenti e amministratori delegati delle due entità poi salvate dal Fondo Atlante, alcuni dei quali hanno messo in atto una serie di mosse che li hanno resi poco più che nullatenenti in modo da sfuggire alle richieste di risarcimento provenienti dalla folla di risparmiatori che hanno acquistato le azioni a 62 o a 42 euro e si ritrovano ora con in mano titoli del valore di 10 centesimi.
Ma l'arresto di Vincenzo Consoli, già amministratore delegato di Veneto Banca, apre uno squarcio su una rete di favori volti a mettere al riparo lui stesso e la banca da intromissioni poco gradite su un sistema ipercollaudato che distribuiva finanziamenti a imprenditori amici che si sapeva già non li avrebbero mai restituiti, una somma di comportamenti che ha creato il buco miliardario che ha reso tecnicamente fallita Veneto Banca.
Ma ancora più originale è l'iter della vicenda che ha portato Consoli agli arresti domiciliari, in quanto i risultati dell'ispezione della Banca d'Italia che chiarisce un quadro impressionante della gestione della banca è del 2013 e in pari data trasmesso alla procura di Roma che celermente lo trasmettono alla procura di Treviso dove l'istruttoria dorme fino all'ispezione a sorpresa della Guardia di Finanza dai cui risultati si giunge all'allontanamento di Consoli che, però, continua a influenzare la banca attraverso suoi uomini nel consiglio di amministrazione che poi sono gli stessi, spesso grandi debitori della banca stessa, che guideranno l'assalto vittorioso contro la nuova gestione che verrà spodestata in una lunga e infuocata assemblea che vedrà messa in minoranza la nuova gestione e che approvareà quell'aumento di capitale da un miliardo di euro che nessuno degli imprenditori-debitori sottoscriverà aprendo così le porte all'intervento del Fondo Atlante che gestirà in totale autonomia Veneto Banca e compirà finalmente quegli atti necessari a recuperare quella montagna di crediti inesigibili costruiti in gran parte proprio sotto la gestione del banchiere ora agli arresti domiciliari.
E' evidente che questo è solo l'inizio di una fase di inchieste giudiziarie che verranno facilitate dal fatto che ora le due banche venete sono nelle mani di un Fondo che ha tutto l'interesse a che si accerti la verità non essendo legato a quella rete di interessi e complicità che ha avvelenato quella regione d'Italia.
E' evidente che questo è solo l'inizio di una fase di inchieste giudiziarie che verranno facilitate dal fatto che ora le due banche venete sono nelle mani di un Fondo che ha tutto l'interesse a che si accerti la verità non essendo legato a quella rete di interessi e complicità che ha avvelenato quella regione d'Italia.
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