sabato 10 dicembre 2016

Le condizioni di BNP per comprare MPS


Come faccio spesso nelle giornate del fine settimana, ripubblico oggi la puntata del Diario della crisi del 24 settembre scorso sul tentativo, al momento abortito, di BNP Paribas  di mettere le mani sul terzo gruppo bancario italiano e sulle condizioni poste al Governo italiano e alla BCE considerate fondamentali per il progetto stesso.

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Ho dedicato numerose puntate del Diario della crisi finanziaria all'ipotesi che l'unica banca europea che poteva avere interesse e che aveva la forza di misurarsi con gli immensi problemi che la gestione Mussari-Vigni, ancora  regnante sulla banca senese l'omonima Fondazione, era proprio quella BNP Paribas che, in piena Tempesta Perfetta aveva salvato l'intero sistema creditizio e finanziario belga, acquisendo la tecnicamente fallita Fortis e che, alla vigilia della crisi finanziaria, si era presentata come terzo incomodo tra il Bilbao Vizcaya Argentaria e l'Unipol, una contesa con risvolti penali che determinò l'allontanamento del Governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, e l'arrivo al vertice di Via Nazionale direttamente dai piani alti di Goldman Sachs in Europa di Mario Draghi, l'uomo che da Direttore Generale del ministero del Tesoro aveva guidato il più imponente e alquanto controverso processo di privatizzazioni che l'Italia ricordi, e confermando la giustezza del detto che afferma che tra i due litiganti il terzo gode, comprò per la stessa cifra prevista dalla contro opa di Unipol la Banca Nazionale del Lavoro un ex istituto di diritto pubblico sfiancato negli anni precedenti dallo scandalo di Atlanta e da quello legato a Federconsorzi, una banca con un personale assai ridondante e con una redditività alquanto scarsa, ex banca degli enti e delle imprese, ma con una presenza territoriale a maglie larghe.

Prima dell'acquisizione della BNL, la presenza di BNP in Italia era pressoché tutta concentrata a Milano dove si svolgevano essenzialmente attività di Corporate & Investment Banking, anche se, successivamente e al termine di un lungo contenzioso con la Cassa di Risparmio di Firenze, il colosso creditizio francese mette le mani in via esclusiva su Findomestic, un'entità specializzata nel credito al consumo, un'attività che negli precedenti aveva consentito di lucrare profitti molto elevati ma che, con l'aumento della concorrenza e i limiti fortunatamente posti dal legislatore e dai regolatori, presenta margini più bassi.

Ora è certamente vero che una rete di sportelli come quella del Monte dei Paschi di Siena, risultante di numerose fusioni, da quella con la banca Toscana a quella sciagurata con Antonveneta, passando per lo shopping spinto nel Meridione e in Sicilia, è un po' ridondante, ma quella attuale di BNL è decisamente insufficiente per coprire l'area affluente del nostro Paese e di questo a Parigi sono ben consapevoli, per cui non è da oggi che un dossier intestato alla banca di Rocca Salimbeni è presente sul tavolo del Chief Executive Officer di BNP, Jean Laurent Bonnafé, che certamente non ha tenuto all'oscuro gli organismi di vertice della banca delle sue intenzioni e delle conseguenti mosse più o meno esplorative, mosse che prendono in considerazione che questo è il momento migliore per un'eventuale acquisizione, sia dal punto di vista del prezzo, variabile importante per un gruppo che ha dovuto pagare una multa miliardaria negli Stati Uniti d'America (sì non c'è solo Deutsche Bank ad incorrere nelle ire dei regolatori a stelle e strisce), che da quello altrettanto importante delle condizioni che un Governo italiano alla disperazione per un aumento di capitale che rischia di non andare bene e portare dritti al processo di risoluzione (bail in incluso) potrebbe accettare pur di evitare questa grana che da un punto di vista politico è talmente delicata che si è deciso di rinviare l'aumento al 2017, senza nemmeno indicare il mese.

Il gruppo Monte dei Paschi di Siena, seppur gravato da 49 miliardi di crediti dubbi e sofferenze, è già il terzo gruppo creditizio italiano per totale dell'attivo e con una rete distributiva di oltre 2.500 presenze sul territorio ed è fortissimo nelle aree più ricche del nostro Paese, con un'acquisizione da parte di BNP si arricchirebbe di una CIB guidata da un ex Lehman Brothers come Filippo Boria e di una BNL con meno sportelli ma presenti in tutti i capoluoghi di provincia e con rapporti consolidati con il mondo della Pubblica Amministrazione e con quello delle imprese appartenenti a tutte le classi dimensionali, fino agli artigiani che segue da decenni attraverso la controllata Artigiancassa ora assorbita in una divisione della banca.

Come in ogni giallo che si rispetti, abbiamo il movente e l'occasione, ma un articolo di oggi del Corriere della Sera ci dice che, in parte saltando l'onnipotente, almeno dalle dimissioni di Fabrizio Viola, advisor e arranger dell'aumento di capitale, nonché della maxi operazione di cartolarizzazione di MPS, J.P. Morgan Chase, Bonnafé ha manifestato il suo interesse direttamente al Governo italiano e alla Banca Centrale Europea, più in particolare agli uffici della Vigilanza europea guidata da un'altra francese, Daniele Nouy,  ponendo al contempo due condizioni non del tutto digeribili sia per il primo che per la seconda e che possono essere, in estrema sintesi, riassunte nella riduzione dell'organico del gruppo senese per 10 mila unità sulle attuali 25 mila circa e nella assicurazione da parte della BCE che non verrà richiesto al gruppo creditizio francese un aumento di capitale post fusione, condizioni che possono ovviamente essere negoziate, in particolare da parte del Governo italiano, ma, fino a che non sarà possibile intravedere un eventuale punto di caduta del negoziato, non è possibile affermare se l'operazione andrà in porto o no!

P.S. Questa e tutte le altre recenti puntate dedicate al Monte dei Paschi di Siena sono dedicate alla memoria di David Rossi, il giovane direttore della comunicazione tragicamente scomparso e per il quale si indaga ancora sulle reali cause della sua morte.

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