lunedì 5 dicembre 2016

Dal Consiglio di Stato dolori per le banche popolari!


La sesta sezione del Consiglio di Stato si è pronunciata venerdì scorso, rigorosamente a mercati ancora aperti, su numerosi ricorsi di azionisti delle banche popolari, sino alla riforma del 2015 società cooperative a responsabilità limitata, opportunamente riunificati dallo stesso collegio amministrativo giudicante in unico ricorso di azionisti che lamentavano la lesione del loro diritto di recesso in presenza della trasformazione delle loro banche in società per azioni, ricordo per tutti i disgraziati casi delle due banche popolari di quello che è il buco nero del credito in Italia, il Veneto, e cioè la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca che negarono, in virtù della circolare applicativa della legge ora rinviata al giudizio della Corte Costituzionale e i cui effetti sono stati sospesi dai giudici, il diritto di recesso ai soci stessi con grave danno visto che il valore nominale delle loro quote ammontava, rispettivamente, a 42 e a 62 euro per quota, ma il discorso riguarda anche UBI, Banco Popolare, Banca Popolare di Milano e tutte le altre banche popolari, fatta eccezione per la Popolare di Bari e un'altra popolare che non hanno ancora provveduto a completare il percorso di trasformazione da Scarl a Società per Azioni.

Ovviamente il Consiglio di Stato non può intervenire sui profili di legittimità costituzionale di una legge che può solo essere giudicata dalla Corte Costituzionale che non si è ancora pronunciata sui numerosi ricorsi innanzi a lei prendenti, ma può pronunciarsi, e venerdì lo ha puntualmente fatto, sulla circolare applicativa della Banca d'Italia, che è per l'appunto un atto amministrativo conseguente a quanto previsto nell'articolo 1 della legge sotto esame e che è poi l'atto che ha permesso alle banche popolari in corso di trasformazione di sbattere letteralmente la porta in faccia di fronte alle istanze di migliaia di azionisti inferociti che ora, insieme anche ad altri che avevano rinunciato a far valere i propri diritti, torneranno puntualmente alla carica rispetto alla loro richiesta di avere indietro i loro soldi, non accontentandosi certo di quel zero assoluto cui sono giunte dopo l'acquisizione totalitaria effettuata da Alessandro Penati e dal suo Fondo Atlante, Fondo che ovviamente lui si limita a gestire in quanto costituito da una cordata di banche e d enti finanziari, Intesa-San Paolo e Unicredit in primis. Per ora comunque, il ricorso vale solo per quanti hanno proposto l'azione di recesso entro i termini vigenti banca per banca.

Nel corso della mia lunga permanenza alle dipendenze di una delle, allora, prime banche italiane, sono stato anche per un breve ma intenso periodo ai rapporti con la Vigilanza che allora era esercitata in via esclusiva da Bankitalia che scoprii, con mia sorpresa, che definita "la Mamma", una madre severa se non si rispettavano alla lettera le sue indicazioni, ma sempre pronta a difendere verso l'esterno il sistema bancario italiano e non mi stupisce, quindi, che sia andata allegramente in questo caso verso un chiaro danno reputazione, mai come quello in cui è incorsa nel caso delle da tempo tecnicamente fallite Banca Etruria, Cariferrara, Carichieti e Banca Marche, banche che dovevano essere commissariato tanti anni prima e non essere vive e vegete quando vennero messe in procedura di risoluzione che ora non si sa se verranno, tre di loro, acquisite da UBI Banche che è un'altra delle banche popolari uscite malconcio da questa vicenda, come ben dimostrano le quotazioni di borsa di venerdì scorso!

Sono molto curioso di sapere come se ne uscirà, anche perché nessuna delle banche in questione può affrontare allegramente la pioggia torrenziale di ricorsi che potrebbero esservi con un onere patrimoniale di tutto riguardo, anche se penso che i ricorrenti farebbero bene ad aspettare il giudizio della Corte Costituzionale.

Sempre a proposito di popolari, è di ieri la notizia che il consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Vicenza (oramai saldamente nelle mani di Alessandro Penati del Fondo Atlante e in procinto, si dice, di essere fusa con Veneto Banca) ha deliberato di chiedere all'assemblea che si terrà il 15 dicembre di avviare un'azione di responsabilità contro Gianni Zonin e altri vertici della sciagurata banca veneta per danni valutati in centinaia di milioni di euro, peccato che nel frattempo l'ex presidente abbia trasferito tutto il suo patrimonio ai figli e risulti, quindi, un vero e proprio nullatenente!

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Con una larga partecipazione al voto che ha sfiorato il 70 per cento, una larga maggioranza di italiani, poco meno di 6 elettori su dieci, ha sconfitto la legge di riforma costituzionale e il Premier Renzi ha annunciato immediatamente le sue dimissioni, annunciando che formalmente le rassegnerà oggi nelle mani del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, un uomo che, al di là dell'aspetto mite e gentile, è un politico consumato e determinato, nonché autore di una legge elettorale molto apprezzata dalla maggioranza dei partiti. Aspettando le sue mosse, non resta che allacciarsi nell'immediato le cinture di sicurezza!


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