mercoledì 28 dicembre 2016

Unicredit è la prossima vittima della BCE?


Se non tutti, molti avevano pensato che il Chief Executive Officer di Unicredit, De Mustier avrebbe continuato la campagna di vendite delle partecipazioni, nonché il ritiro da alcuni territori stranieri, riducendo così al minimo l'aumento di capitale della maggiore banca italiana per totale dell'attivo, mentre la prima per capitale e fondi di riserva è senza dubbio Intesa San Paolo, che è anche la prima per capitalizzazione di borsa, e, invece, il banchiere straniero ha stupito tutti lanciando un aumento di capitale da 13 miliardi che sarebbero tutti garantiti da una folta selva di banche straniere che avrebbero già assunto, pro quota, questo mega aumento di capitale.

Contemporaneamente, dopo aver ceduto Non Performing Loans per 18 miliardi dal 2014 ad oggi, De Mustier ha anche annunciato una cessione di sofferenze lorde per ulteriori 20 miliardi di euro tutte assistite da garanzia pubblica e un incremento delle uscite anticipate di personale per 6500 unità il che porta il totale a 14 mila, nonché la chiusura di molte dipendenze oltre quelle già previste dal piano precedente.

Ma cosa c'è alla base di queste decisioni così drastiche? Come ho ricordato in diverse puntate di questo blog, la Vigilanza europea presso la BCE ha deciso di applicare ad Unicredit e Deutsche Bank un innalzamento del ratio Tier 1 del 12,25 per cento dal 10,25 precedente e di sollecitare un'azione più energica sui Non Performing Loans pari a 52,2 miliardi di euro, di qui l'attivismo nel biennio precedente e l'annuncio della odierna maxi cartolarizzazione, ma i guai della banca di piazzetta Gae Aulenti non finiscono più e hanno a che vedere con la sterminata rete estera, edificata ai tempi in cui sulla banca regnava incontrastato Alessandro Profumo appena bilanciato dal banchiere di lungo corso Lucio Rondelli che, ad un certo punto abdicò dalla presidenza: due sono i nodi esteri più spinosi e, cioè Bank Austria, in via di cessione, e Hipoverein Bank (HVB) la quarta banca tedesca, inzeppata di NPL's quasi come una banca italiana e con problemi nell'ambito della finanza strutturata.

Certo, l'aumento di capitale da solo supera anche gli aumenti di MPS (nella versione da 8,8 miliardi richiesti di recente dalla Vigilanza BCE), della Popolare di Vicenza, del Banco Popolare e di Veneto Banca che tutti assieme arrivano a 12,3 miliardi e che, tranne nel caso di Banca Popolare, sono tutti stati bocciati dal mercato e, quindi, voglio proprio vedere come andrà e, comunque, ancora non è chiaro se la cifra sarà diminuita dal valore delle vendite effettuate quest'anno dal colosso creditizio milanese!

Il giudizio della borsa non è stato particolarmente lusinghiero e, nonostante De Mustier abbia sparato tutte le sue cartucce, l'azione si trova al di sotto della soglia psicologica dei 3 euro e, pur avendo recuperato più di un euro dai minimi (1,70 euro) è ancora all'incirca alla metà del valore che quotava 12 mesi e ad un terzo di quello che valeva tornando indietro di ulteriori dodici mesi, una posizione, quella del mercato, chiaramente attendista e che si traduce nei consigli degli analisti che, nella maggior parte dei casi, non va oltre un tiepido hold. 


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