Quella di oggi, più che una puntata del Diario della crisi finanziaria sembrerà una breaking news, perché il titolo è del tutto self expleining soprattutto per chi si sia sintonizzato da qualche mese sulla lunghezza d'onda di questo blog.
Nonostante la non del tutto prevedibile solerzia della CONSOB, si susseguono movimenti da cardiopalma del titolo del Monte dei Paschi di Siena, sceso lunedì, giorno del raggruppamento delle azioni (una nuova per ogni cento vecchie possedute) e dell'avvio, con la benedizione della Vigilanza della BCE, della conversione "volontaria" dei bond subordinati in possesso degli investitori istituzionali e di quelli appartenenti alla clientela retail (per i primi si parla di un'adesione al momenti di 1,4 miliardi di euro di capitale nominale su un totale di 3 miliardi, mentre nulla si sa riguardo l'adesione dei secondi), una flessione dicevo di poco meno del 14 per cento, seguita da un rimbalzo del 17 per cento martedì con il ritorno a quota venti euro (che sarebbero poi 20 centesimi per le vecchie azioni prima del raggruppamento), quota superata mercoledì giornata nella quale si registra una prosecuzione del rimbalzo.
Tra due giorni si saprà se, come tutto lascia pensare, l'operazione di conversione è giunta a quella soglia del 50 per cento dello stock (5 miliardi) che il nuovo CEO, Marco Morelli, si era prefisso, anche se io scommetto che tale soglia verrà rapidamente superata quando i big players avranno capito che è il caso di accodarsi e, soprattutto se i borsisti del gruppo creditizio senese saranno in grado di cantare ai risparmiatori la suadente canzoncina che gli uomini al vertice e i loro advisor hanno predisposto con cura.
Ma uno dei motivi per i quali credo che tutto si risolverà nel migliore dei modi è dato dal fatto che Eisman e la sua compagnia di giro hanno già guadagnato abbastanza speculando contro questa ed altre banche italiane e contro Deutsche Bank, anche per la drastica decisione della CONSOB di prorogare ad libitum il divieto di vendere allo scoperto che è una mossa di tipo segnaletico e che denota l'attivismo della Commissione sui movimenti più o meno consentiti attorno al titolo della banca senese.
Come bene ha detto qualcuno prima di me, quello a cui stiamo assistendo è una sorta di bail in mascherato, con gli obbligazionisti "convinti" a trasformare un titolo di credito in un'azione di rischio acquisiti quando la stessa è a livelli infimi e vedremo alla fine che investitori istituzionali e clientela retail accomunati da un medesimo sentire, mentre per gli azionisti della banca il discorso ca va sans dire, anche se, se l'intera operazione di conversione e successiva ricapitalizzazione va in porto, potrebbe rivedere almeno parte di quanto hanno perduto.
Non mi è piaciuto il modo in cui Mario Morelli è tornato in MPS, né quelle che son le sue compagnie in questa avventura, ma mi vedo costretto a dire: chapeau!
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