mercoledì 7 dicembre 2016

Nel Veneto buco nero del credito nasce la Banca delle Venezie


Quando il Fondo Atlante nato grazie ai generosi contributi di banche e altre entità finanziarie con una dotazione di 4,2 miliardi di euro si vide costretto a sostituirsi al mercato nell'aumento di capitale della Banca Popolare di Vicenza, 1,5 miliardi di euro, e poco dopo in quello di Veneto Banca, 1 miliardo di euro, la maggior parte degli analisti e dei giornalisti specializzati capì subito che le due banche sarebbero state fuse con evidenti risparmi sui costi operativi derivanti da una procedura che avrebbe fatto morti e feriti tra i dipendenti di ogni ordine e grado e dalla unificazione delle strutture centrali delle due banche che sono in genere molto più pletorici di quello che si attende da banche che rimangono sempre banche di provincia, seppure di province molto ricche ed è ieri la notizia che è appunto a questa fusione che sta pensando il Fondo Atlante che ha deciso anche il nome della nuova banca che sarà Banca delle Venezie, un nome che ricorda un po' quello della seconda delle due banche e che vuole richiamare il livello regionale, una regione che come ho detto in numerose puntate del Diario della crisi finanziaria è stata davvero il buco nero del credito in Italia negli ultimi decenni.

Non so se nell'organigramma di vertice della nuova banca veneta è previsto un ruolo di primo piano per Alessandro Penati, gestore del Fondo Atlante, ma quello che è certo è che anche se non sarà presidente o amministratore delegato della Banca delle Venezie non mancherà di entrare nelle scelte strategiche della nuova banca, anche perché ha certamente in mente il conto economico della nuova banca, un conto che verrà, rispetto a quelli attuali delle due banche destinate ad andare a nozze, dal già citato taglio degli organici e dei costi generali, il tutto favorito dal forte potenziamento del Fondo esuberi del settore creditizio destinato a vivere 600 milioni di euro nel prossimo triennio per favorire l'uscita di quanti tra i dipendenti hanno i requisiti per andare in pensione entro i successivi sette anni o hanno già i requisiti per andare in pensione ma hanno chiesto di proseguire nella loro attività lavorativa, cosa che non sarà più consentita se non in casi davvero eccezionali valutati caso per caso dal nuovo management della nuova banca.

Visto il pressoché totale azzeramento dei capitali sociali delle due banche alla vigilia dell'aumento di capitale, la nuova banca, che si misura nel Veneto con il Banco Popolare che tra poche settimane sarà fuso completamente con la Banca Popolare di Milano, dovrebbe avere un patrimonio di poco superiore alla somma dei due aumenti di capitale andati deserti e sottoscritti integralmente dal Fondo Atlante e aggirarsi tra i 2,5 e i tre miliardi di euro che non sono pochi per la banca più snella e comunque forte come presenza di dipendenze in quello che rimane uno dei territori più ricchi in Italia.

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Avviso ai naviganti nella tempesta perfetta

Come ho scritto a febbraio, vi sono almeno tre bolle speculativo in giro per il mondo e la prima di esse, il mercato azionario statunitense sta continuando, almeno per il Dow Jones, polverizzando un record via l'altro, il tutto tra inquietanti scricchiolii che ora vengono avvertiti anche dagli esperti embedded alla flotta del mercato finanziario.

Il secondo segnale d'allarme riguarda il settore creditizio cinese che sta finanziando a più non posso la traballante economia di quel grande Paese, una situazione molto pericolosa e che sta suscitando l'interesse di analisti e commentatori, mentre non sono ancora del tutto chiare le motivazioni del brusco allontanamento del presidente dell'istituto nazionale di statistiche.

La terza bolla riguarda ancora gli Stati Uniti d'America ed è riferita alla crescita dei prezzi nel settore immobiliare e alle fonti di finanziamento che vedono di nuovo la proliferazione di mutui con revisione a certo tempo data delle condizioni iniziali, insomma qualcosa che ricorda molto da vicino quella dei mutui subprime di prima del 2007, uno scenario preoccupante rispetto all'idea di Donald Trump di abrogare il Dodd-Frank Act!

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Il Diario della crisi sta ricevendo diverse centinaia di visite giornaliere da lettori statunitensi e russi che oramai sovrastano nettamente i lettori italiani e, da una ricerca tra le statistiche che mi offre il provider, ho scoperto che l'interesse di questi graditi lettori è concentrato sulle puntate legate alla prima fase della Tempesta Perfetta, quella che va dal settembre del 2007 al dicembre del 2010, puntate alle quali anche io sono molto affezionato!

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