giovedì 22 dicembre 2016

La Vigilanza BCE sta ristrutturando le banche italiane (quarta e ultima parte)


Il ristrutturando contenuto nel titolo di questa breve serie di puntate del Diario della crisi finanziaria può trarre in inganno, perché in realtà quello che la Trimurti della Vigilanza BCE sta facendo nel sistema bancario italiano assomiglia più ad un processo di distruzione creativa che porta alla quarta fase del processo di ristrutturazione e riorganizzazione, un processo che avuto il suo avvio dopo la Legge Amato dell'inizio degli anni Novanta e che si è sviluppato lungo tre fasi che hanno visto il più rilevante processo di concentrazione e che ha visto raggrupparsi intorno ai primi cinque gruppi, in particolare ai primi due, centinaia di altri istituti che, per un tempo eccessivamente lungo e che per UBI Banca si sta concludendo in questi giorni, le banche acquisite hanno mantenuto il marchio e strutture di sede centrale e altre amenità costate molte decine di miliardi e che sono proprio quelli che mancano all'appello e che avrebbero consentito alle banche aggreganti di presentare dei Cet 1 a prova di bomba.

A differenza delle prime tre fasi del processo di ristrutturazione del sistema bancario italiano che nascevano dall'interesse convergente di banche aggreganti ed aggregate, questa quarta fase è sostanzialmente eterodiretta da Francoforte con la Vigilanza BCE che adatta misure importanti come gli indici patrimoniali a seconda di altri elementi non sempre a conoscenza della banche italiane oggetto della sua attenzione, anche se è ovviamente vero che Cet 1 come quello di Intesa o di altri gruppi sono talmente elevati che è difficile per i magnifici tre operanti in quel di Francoforte eccepire qualcosa, almeno in questa fase in cui ci sono banche molto più esposte a ricevere quelle poco piacevoli missive.

Continuando a scorrere l'elenco troviamo Mediobanca, o come si diceva al Nord la Mediobanca, giocattolo creato da Raffaele Mattioli per il giovane Enrico Cuccia, il genero di Beneduce, star economica del Fascismo e fondatore dell'IRI noché salvatore delle tre banche che da quel momento si chiamarono di interesse nazionale, Banca Commerciale Italiana, Credito Italiano e Banca di Roma; sì Mediobanca la banca di affari per eccellenza e storicamente il salotto buono del capitalismo italiano, che grazie all'opera indefessa di Cuccia poté continuare per lungo tempo a fregiarsi del titolo di capitalismo delle grandi famiglie, gli Agnelli e i Pirelli solo per citare le più famose, l'inventore della storica frase "le azioni si pesano non si contano" morto ad oltre novanta anni quando il suo sistema era oramai scosso da sinistri scricchiolii e sul quale ha oramai messo le mani il corsaro bretone Bollorè, ma le prime unghiate le aveva date un uomo che non a caso fu definito il pirata, Raul Gardini, sì proprio quello che gli strappò l'amata Montedison per poi pagare con la vita la sua improntitudine,

Ebbene Mediobanca non ha nulla, proprio nulla da temere dalla Trimurti della Vigilanza europea, non fosse altro che è una banca sostanzialmente a medio termine e che pochi, pochissimi dei suoi clienti oserebbero non onorare le scadenze dei prestiti da loro contratti con una tal blasonata istituzione creditizia, un gesto che costituirebbe un rischio certo di vedersi chiudere istantaneamente tutte le linee di credito con le banche italiane ed europee.

Di Unicredit e dell'Unione di Banche Italiane (UBI) ho già parlato diffusamente in questo blog e rinvio alle puntate a loro dedicate, se non per dire che la prima è chiamata, all'inizio dell'anno  prossimo, ad un aumento mostre da 13 miliardi di euro e sta ristrutturando ferocemente la galassia delle sue partecipazioni e presenze all'estero, mentre la seconda è chiamata ad un aumento di capitale da 5-600 milioni di euro per la sua acquisizione di Banca Etruria, Banca delle Marche e CariChieti, un aumento del quale avrebbe fatto volentieri a meno. (fine)


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