martedì 27 dicembre 2016

Cosa manca al piano industriale del Monte dei Paschi di Siena


Mentre continuo ad attendere risposte chiarificatrici sulle commissioni che percepiranno J.P. Morgan Chase e Mediobanca per la loro palesemente azione fallimentare come advisor di MPS, commissioni, lo ricordo, che Fabrizio Viola volle rigidamente legate ai risultati effettivi conseguiti, mentre nulla so di quanto ha previsto in proposito il nuovo amministratore delegato, Marco Morelli, in passato dipendente di J.P. Morgan, noto con piacere che si carica di attesa la nuova formulazione del piano industriale della banca senese, atteso ansiosamente il mese prossimo sia dalla Commissione UE, sia dalla Trimurti della Vigilanza della BCE, che vogliono capire due cose: l'esclusione dei piccoli risparmiatori detentori di obbligazioni subordinate e, e direi soprattutto, se il piano prossimo venturo avrà la caratteristica della sostenibilità, anche perché stavolta il vertice della banca, d'intesa con il prossimo proprietario assoluto, non può assolutamente sbagliare.

Un piano industriale, solitamente su base triennale, non è in estrema sintesi che una proiezione di voci di conto patrimoniale e di conto economico, costi, in particolare quelli del personale, e ricavi, con il relativo utile o perdita di esercizio. Un esercizio previsivo per il quale fondamentali sono le azioni che il vertice aziendale intende adottare e che devono tenere conto dell'ambiente normativo e regolamentare esistente, una cornice che per i prossimi tre anni dice inequivocabilmente che bisogna approfittare della finestra aperta sul Fondo esuberi di settore dal, non proprio casuale, trasferimento di risorse pubbliche per 600 milioni di euro per il triennio che si apre tra pochi giorni e l'allungamento del periodo massimo di esodo da cinque a sette anni (modello Alitalia per hi ricorda quella estenuante trattativa che vide migliaia di lavoratori aspettare l'agognato momento della pensione con l'80 per cento del precedente trattamento economico).

L'attuale stato dell'arte dice che il Monte ha in cascina accordi per l'uscita di poco più di quattromila lavoratrici e lavoratori, ma un potenziale acquirente della banca senese aveva cercato rassicurazioni governative per ulteriori seimila posizioni lavorative e un taglio più radicale delle filiali rispetto a quanto previsto nel piano industriale licenziato da Fabrizio Viola nel luglio di questo anno di disgrazia 2016. La presenza al 60 per cento del Tesoro prevista al termine del processo di ricapitalizzazione induce a ritenere che Padoan non scordi quello che ha fatto con la sinistra, mentre con la destra darà, a tempo debito, il suo benestare allo stato prospettico triennale dei conti della sua maggiore partecipazione nel sistema bancario italiano, confortante dal fatto che, almeno sinora, si sono sempre trovati dipendenti bancari favorevoli ad uscire qualche anno prima dal lavoro ricevendo una buona percentuale dello stipendio e tutti i benefit di quando era ancora in servizio presso la banca di appartenenza.

Faceva tenerezza in proposito la dichiarazione del segretario generale della First Cisl, tal Romani, che, appena firmato un accordo per 600 dipendenti del Monte dei Paschi, diceva che oramai si era fatto il massimo sforzo e che di esuberi non si sarebbe trattato più per molto tempo e suggerisco sommessamente a lui e agli altri suoi colleghi di prenotare per tempo un alloggio a Siena per quella che sarà ricordata come la Madre di tutte le trattative!

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Anche a Francoforte fanno gli straordinari e in una lettera inviata ieri la Vigilanza BCE avverte il Ministero dell'Economia italiano che il costo effettivo dell'aumento di capitale di MPS, in base agli stress test di luglio e all'esperienza del salvataggio delle banche greche (?), sarà non più di 5 miliardi di euro come noto fino a ieri, ma di 8,8 miliardi, dei quali 4,3 a carico degli azionisti e degli obbligazionisti subordinati e che, se come noto lo Stato si propone di sostituire al cento per cento le subordinate in possesso della clientela retail (2 miliardi) con obbligazioni subordinate, ebbene il conto per via XX Settembre dell'aumento di capitale sarà di 6,3 miliardi.

Il senso della lettera ci viene spiegato, in un'intervista ad un quotidiano dal membro della Trimurti della Vigilanza Ignazio Angeloni ed è proprio vero che dagli amici mi guardi Dio che dai nemici mi guardo io!

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