Se verrà confermata l’intenzione dell’attuale presidente della Bundesbank, Axel Weber, di non rinnovare il suo mandato, rinunciando così alla corsa alla successione di Jean Claude Trichet, aumenteranno, e non di poco, le chance di Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia e presidente del Financial Stability Board.
Mentre l’Italia viene vista all’estero con incredulità e sarcasmo per le vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi, la credibilità di Draghi nel consesso internazionale non è mai stata scalfita neppure da un ombra e, nella sua veste di numero uno del FSB, lavora da anni alla riscrittura delle regole della finanza internazionale, una sorta di missione impossibile che dovrebbe riportare alla normalità quello che Nicholas Sarkozy ebbe a definire un mercato completamente impazzito o, a mio parere un immenso casinò a cielo aperto.
L’ascesa di Draghi, comunque, non sarà né semplice né facile, in quanto gli appetiti sulla poltrona di Trichet caratterizzano numerosi paesi dell’area dell’euro e difficilmente la Germania rinuncerà a piazzare uno dei suoi uomini, come l’attuale capo del fondo salva Stati, Klaus Regling, ma candidature vengono anche dal Lussemburgo e dalla Finlandia.
Draghi è stato per dieci anni direttore generale del Tesoro con delega alle privatizzazioni, poi alla guida della presenza europea della potente ma ancor più preveggente Goldman Sachs per poi prendere il posto di Antonio Fazio alla guida della Banca d’Italia.