Venerdì scorso è stato reso noto il Non Farm Payrolls relativo al mese di gennaio e le attese erano di un saldo positivo di 150 mila unità circa e di un lieve peggioramento del tasso di disoccupazione che gli analisti prevedevano passasse dal 9,4 al 9,5 per cento, due dati che, come è noto, sono frutto di due indagini separate.
Nella realtà, le cose sono andate in modo alquanto diverso, con le nuove buste paga cresciute soltanto di 36 mila unità, mentre il tasso di disoccupazione ha registrato una forte contrazione portandosi al 9,0 per cento, quattro punti decimali in meno rispetto alla precedente rilevazione e otto rispetto a quella di pochi mesi fa.
La divergenza tra i due dati è spiegabile con la crescita dei cosiddetti scoraggiati, persone che pur non lavorando, e in certi casi da molto tempo, hanno smesso di cercare un posto di lavoro, accontentandosi di vivere di sussidi e buoni pasto, nonché della protezione offerta dal lavoro di uno o più familiari.
La sostanziale stabilità del Non Farm Payrolls dopo alcuni mesi di relativa crescita preoccupa non poco analisti ed economisti consapevoli che servono saldi positivi di questo indicatore nell’ordine delle 4-500 mila unità al mese per fare, nel giro di qualche anno, tornare la situazione del mercato del lavoro ai livelli precedenti l’avvento della tempesta perfetta, così come sono consapevoli che senza un trend di questo tipo difficilmente migliorerà la situazione nel disastrato settore immobiliare.