Vi era molta attesa ieri negli Stati Uniti d’America per il dato sulle vendite al dettaglio nel mese di gennaio, anche perché non solo tutti scommettevano sul settimo dato positivo consecutivo, ma anche sul fatto che si sarebbe ripetuto come minimo quel +0,6 per cento registrato nel mese di dicembre.
Vi era anche un motivo in più per sperare ed era legato alla riduzione dei contributi scattata proprio in gennaio e che ha lasciato più soldi nelle tasche dei lavoratori, per non parlare poi della prosecuzione degli sgravi fiscali varata dopo il compromesso tra Obama e i repubblicani, una prosecuzione che pur non portando vantaggi ulteriori esercita comunque un effetto psicologico sui consumatori.
E invece la crescita è stata solo di un modesto 0,3 per cento, il dato più basso dal giugno 2010, ed è stata anche una crescita molto concentrata nella grande distribuzione, con il dovuto corollario che nei negozi normali le cose sono andate molto meno bene, tutti fenomeni che gli ottimisti a un tanto al chilo attribuiscono alle avverse condizioni metereologiche e non, come più probabile, come una sana reazione alle esagerazioni avvenute nel periodo natalizio.
Va tuttavia considerato che nel confronto con il punto più basso delle vendite al dettaglio, verificatosi in quel terribile dicembre 2008, si registra un incremento del 13,5 per cento, anche se ci sono voluti venticinque mesi per realizzare questo incremento.