La decisione della Banca Centrale Europea di mantenere all’1 per cento il tasso della repo con le banche, così come i ripetuti nulla di fatto del Federal Open Market Committee della Federal Reserve rendono chiaro anche a chi non vuole sentire che la crisi finanziaria è tutt’altro che terminata e che, anzi, si sta trasformando sempre più in una crisi sociale dai contorni sempre più inquietanti e dagli esiti difficilmente prevedibili.
Basta vedere quello che sta succedendo nel mondo arabo, dalla Tunisia all’Egitto, ma anche il Marocco e la Giordania sono in fermento, crisi politiche contro regimi decennali spesso innescate dall’incremento vertiginoso dei generi di prima necessità, a loro volta oggetto della speculazione internazionale via derivati, così come accade per il prezzo del petrolio ormai stabilmente sopra quota 90 dollari al barile.
Sia la Fed che la BCE sembrano non vedere i focolai di inflazione sempre più sotto gli occhi di tutti, eppure i loro tetti di inflazione su base annua sono già superati e, in un altro contesto avrebbero già fatto tramontare l’epoca del denaro a tasso zero, per le sole banche si intende, negli Stati Uniti d’America, e lo stesso, anzi con maggiore celerità, sarebbe accaduto a quel livello così infimo per la storia della BCE e prima ancora della Bundesbank.
Il problema è che la ripresa stenta a partire sia al di là che al di qua dell’Oceano Atlantico e nessuno ha il coraggio di tirare la corda del boia, riportando il livello dei tassi di interesse a valori più elevati!