Vi era forte attesa per i dati sull’occupazione statunitense, in particolare a causa di segnali che lasciavano intravedere un rallentamento della crescita e i dati diffusi venerdì hanno dato un segnale doppio, da un lato il Non Farm Payrolls ha registrato un saldo netto di 244 mila occupati, dall’altro l’indagine sul tasso di disoccupazione ha registrato un peggioramento, passando dall’8,8 per cento di marzo al 9 per cento tondo di aprile.
Si tratta di due dati dal forte aspetto simbolico, in quanto la crescita dei posti di lavoro di aprile è la più alta dal febbraio del 2006, mentre il ritorno del tasso di disoccupazione al 9 per cento gela le speranze di Obama e di Bernspan che già intravedevano una lenta ma sicura discesa del tasso di disoccupazione verso l’altrettanto importante soglia psicologica dell’8 per cento, anche se mi tocca per l’ennesima volta ricordare che il tasso di disoccupazione che tiene conto degli scoraggiati e dei part time ‘forzati’ oscilla ancora attorno al 15 per cento.
I mesi prossimi diranno quale delle due letture, quella pessimista e quella ottimista, è quella giusta, ma io credo che stiamo andando verso un sensibile rallentamento della crescita, legato in gran parte all’esaurirsi del ciclo delle scorte.