Una delle caratteristiche distintive della tempesta perfetta virulentemente in corso da diciassette mesi è quella delle fasi di relativa bonaccia, anche di media durata, che intercorrono tra un’ondata e la successiva, e che inducono gli analisti e i giornalisti più embedded alle logiche del capitalismo finanziario a riproporre le analisi e gli articoli scritti in occasione della pausa precedente e ad arrischiare per l’ennesima volta previsioni e scenari di scampato pericolo, previsioni e scenari che non sono soltanto ben accetti dai loro ‘azionisti di riferimento’, ma vanno anche incontro alle speranze della maggioranza dei loro lettori.
L’esperienza di questa lunga crisi finanziaria, purtroppo, sembra non avere insegnato nulla a questi intellettuali a un tanto al chilo, anche perché loro sono del tutto incuranti delle conseguenze di quanto scrivono, come si è visto nella davvero esilarante saga del prezzo del petrolio che ha occupato le pagine dei giornali e la maggior parte dei media nell’ultima fase del 2007 e per i primi sette mesi del 2008, un vero e proprio battage pubblicitario che ha svolto un ruolo non del tutto secondario nella più grande operazione di aggiotaggio e turbativa dei mercati degli ultimi decenni e che, ovviamente, ha lasciato il cerino acceso in mano ai tanti che hanno puntato le loro fiches in prossimità del picco di 147 dollari al barile toccato nel mese di luglio e mentre non si sapeva più chi la sparava più grossa tra Chavez (200 dollari), il capo di Gazprom (che azzardava una cifra di una volta e mezzo superiore), gli analisti della potente e stavolta non proprio preveggente Goldman Sachs.
Quando si farà il conto di quanto è avvenuto nella più grande caccia ‘virtuale’ all’oro nero mai vista nemmeno nelle due crisi petrolifere degli anni Settanta, sarà possibile vedere facilmente chi ha guadagnato e chi ha perso in un gioco talmente pericoloso che sono certo verrebbe vietato anche nei casinò di Las Vegas, luoghi che, per ironia della sorte, appaiono sempre più simili a conventi di educande se raffrontati ai vari mercati finanziari più o meno regolamentati.
Se qualcuno avesse ancora qualche dubbio sull’integrità della maggior parte dei commentatori e dei giornalisti specializzati in cose economiche, basterebbe fare un giro nel web a caccia della montagna di articoli che semplicemente ignoravano il più che visibile calo della domanda di petrolio e delle altre materie prime, un calo destinato ad aggravarsi nella seconda metà dell’anno e nell’intero 2009, il tutto mentre incauti individuali e istituzionali si strappavano di mano, a suon di contratti derivati, una produzione enne volte multipla di quella reale!
Così come non è un caso che venissero relegate in brevi trafiletti, se non del tutto ignorate, le valutazioni ampiamente ribassiste dello sceicco Yamani, un personaggio che, dopo essere stato presidente della più potente lobby del pianeta e che risponde al nome di OPEC, si è ritirato dagli affari per dirigere il più prestigioso centro privato di ricerche sul petrolio, una situazione talmente assurda e pericolosa da indurre il re dell’Arabia Saudita a chiarire, in un’intervista fotocopia diffusa dai maggiori giornali del globo, che si stava esagerando e che, al di là dei profitti giganteschi che lui stesso e le migliaia di membri della sempre più ampia famiglia reale saudita stavano realizzando, il gioco stava diventando controproducente per gli interessi strategici e a lungo termine dei paesi produttori di greggio.
Le sommesse ma chiarissime analisi degli esperti coordinati da Yamani e l’uscita allo scoperto di uno dei più enigmatici e silenziosi personaggi esistenti al mondo, quale indubbiamente è il sovrano dell’Arabia Saudita, hanno avuto il merito di indurre tutti ad un redde rationem che ha portato al crollo del prezzo del barile dai 147 dollari di luglio agli attuali livelli di poco oscillanti intorno ai 40 dollari, con buona pace del fondo pensione degli insegnanti della California e degli altri investitori istituzionali che si trovavano ‘lunghi’ quando si è bruscamente invertito il trend.
Purtroppo, quanto è accaduto intorno al prezzo del petrolio verrà dimenticato in fretta, anche perché non mi risulta che nessun analista specializzato, né tanto meno nessun commentatore o redattore sia stato messo alla porta dal proprio editore per la quantità industriale di bugie e mezze verità scritte nero su bianco su questa vicenda che sarebbe comica se non fosse tragica, ma non è che uno dei tanti episodi che inducono a ritenere che è davvero giunto il momento di darsi da fare per realizzare una testata di controinformazione economica con la mission di smascherare i giochi e i trucchi messi in campo spudoratamente dalla maggior parte dei media e dagli uffici stampa delle varie entità a diverso titolo protagoniste del mercato finanziario globale.
Sono perfettamente consapevole che sono ampiamente disponibili, per chi ha i mezzi, il tempo e la pazienza di navigare sul web, sprazzi di verità sulle vere cause e gli effetti della tempesta perfetta, sulle reali caratteristiche della finanza più o meno strutturata, come su tanti argomenti meritevoli di attenzione di un’attività di controinformazione che poi è in realtà una pallida imitazione di quello che dovrebbe essere l’attività di informazione propriamente detta, ma il problema è rappresentato dal fatto questi barlumi di verità sono spesso sommersi da una quantità enorme di blog e di siti di ispirazione complottista, i migliori dei quali potrebbero al più essere dei buoni romanzi di science fiction o di fantasy tout court!
Come tutti, ho fatto anche io il mio buon proposito per l’anno che è appena iniziato ed è quello di lavorare con tutte le altre persone interessate a fornire un’informazione indipendente, corretta sul piano tecnico e garantita da un comitato scientifico di economisti altrettanto indipendenti, un’informazione non episodica ma costante!
Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ mentre gli atti del convegno sono esportabili dal sito http://www.uil.it/ nella sezione del dipartimento di politica economica.