giovedì 8 gennaio 2009

Una valanga di licenziamenti interrompe il rally di inizio anno di Wall Street!


Come scrivevo soltanto pochi giorni orsono, la tempesta perfetta in corso oramai da diciassette mesi ci ha abituati a brevi fasi di bonaccia che in genere hanno solo preparato nuove, e spesso più alte, ondate che, altrettanto spesso, non fanno che mettere in risalto nuovi e più preoccupanti aspetti sino a quel momento sovrastati dai micidiali effetti sulle entità protagoniste del mercato finanziario globale e sui rami dell’industria che più stanno risentendo del calo della domanda.

Sopravvissuta pressoché indenne ad una vera e propria raffica di dati molto negativi sul settore immobiliare, sia in termini di vendite che di prezzi, sugli ordini di beni più o meno durevoli, sui vari indici che misurano i livelli di attività dell’economia reale statunitense, la mini ripresa dei corsi azionari innescatasi nelle prime sedute dell’anno si è infranta ieri sui dati scioccanti provenienti dall’indagine mensile sull’occupazione nel settore privato che ha segnalato, con riferimento al mese di dicembre, una perdita di 693 mila posti lavoro che fa, peraltro, seguito a una flessione di poco meno di 500 mila posti di lavoro nel mese di novembre, il che sta a dire che in soli due mesi sono stati distrutti poco meno di un milione e duecentomila posti di lavoro, dati che non fanno certo ben sperare per l’attesissimo Non Farm Payrolls che il Dipartimento del lavoro diffonderà venerdì.

Raramente ho avuto modo di leggere reazioni tanto preoccupate di autorevoli analisti come quelle di cui erano pieni ieri i siti specializzati statunitensi, un’improvvisa adunata di neofite cassandre che si esercitavano nell’enunciazione di previsioni nere sull’andamento del mercato del lavoro nell’anno che si è appena aperto, con perdite di posti di lavoro che oscillano dai 2 ai 3,5 milioni di unità e che andrebbero a sommarsi agli almeno due milioni di buste paga già perse nell’orribile 2008, mentre non mancavano stime su una flessione del prodotto interno lordo a stelle e strisce tra il 5,5 e il 6,0 per cento per il quarto trimestre del 2008 e superiori al 3 per cento per il primo quarto del 2009

Alle pessime notizie provenienti dal fronte dell’occupazione hanno fatto immediatamente seguito profit warning allarmanti provenienti dal fronte societario, con particolare riferimento al colosso informatico Intel, sino a poco tempo fa una delle galline dalle uova sempre d’oro di Wall Street e del gruppo principe dei media, Time Warner-AOL, che ha reso nota una non del tutto chiara appostazione negativa straordinaria per qualcosa di più di 23 miliardi di dollari che graverà sui risultati del quarto trimestre 2008, notizie che non hanno certo contribuito a risollevare gli umori degli operatori e degli investitori che, per il secondo giorno consecutivo, hanno spedito in modo deciso verso il rosso i tre principali indici azionari statunitensi e la pressoché totalità di quelli europei, con particolare riferimento a quella piazza affari milanese che solo il giorno prima aveva cercato di prendere il volo sull’anticipazione, ancora priva di conferme ufficiali, del possibile matrimonio del secolo tra Mediobanca e Unicredit Group.

La tragica scomparsa di un miliardario tedesco coinvolto nell’operatività al ribasso sul titolo Volkswagen assieme a un nugolo di hedge funds, una campagna ben orchestrata del tutto one way che si era conclusa con una ritirata tutt’altro che strategica dei raiders, costretti clamorosamente ad abbandonare il campo con perdite miliardarie dopo la beffa ordita dai vertici di Porche che, con un colpo da maestri anche se alquanto spregiudicato, sono riusciti a far sparire la maggior parte delle azioni della casa automobilistica tedesca oggetto del contendere, getta una luce alquanto sinistra su questa fase della tempesta perfetta, anche perché viene solo pochi giorni dopo l’analogo e tragico gesto di un finanziere francese coinvolto, suo malgrado, insieme ai suoi ricchi e spesso molto blasonati clienti nello schema di Ponzi messo in piedi da Bernanrd L. Madoff.

Fa, invece, un po’ sorridere quanto si è appreso a proposito dell’ex presidente del Nasdaq per bocca dell’oramai ex presidente della Securities and Exchange Commission, il mitico Effe O Ixs (al secolo Christopher Cox), che ha testimoniato martedì al Congresso che le attività di Madoff erano state sottoposte per ben sedici volte allo scrutinio della SEC e di altre autorità e che in più di un’occasione erano emerse irregolarità senza che alcuno sentisse il bisogno di accendere un faro su alcune su e società che risultavano non avere clienti!

Come era largamente prevedibile, le stesse ragioni che sono alla base della brusca interruzione del rally borsistico vissuto nelle prime due sedute del 2009 hanno anche contribuito a gettare secchiate di acqua gelida sul mercato delle commodities, orno nero e giallo ovviamente inclusi, mentre il dollaro ha ripreso a indebolirsi nei confronti delle principali valute convertibili, il che non deve certo stupire alla luce del disastroso stato dei conti pubblici statunitensi attuale e prospettico, anche perché è di ieri la nuova stima per il deficit pubblico per il 2009 che è previsto balzare all’astronomica cifra di 1.200 miliardi di dollari, mentre lo stock del debito pubblico potrebbe addirittura più che raddoppiare nell’arco dei prossimi due anni, al netto della voragine previdenziale e del non marginale apporto prevedibile dalla problematica sistemazione dei conti delle recentemente nazionalizzate Fannie Mae, Freddie Mac, Ginnie Mae, per le quali un veramente esasperato Hank Paulson ha detto non più tardi di ieri che sono indispensabili drastici cambiamenti, dei quali dovrà però occuparsi il nuovo ministro del Tesoro USA ed attuale presidente della Federal Reserve di New York, il giovane e battaglieri Timothy Geithner, mentre credo proprio che Hank si prenderà un anno sabbatico prima di tornare a occuparsi della ‘sua’ sempre potente anche se sempre meno preveggente Goldman Sachs!

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ mentre gli atti del convegno sono esportabili dal sito http://www.uil.it/ nella sezione del dipartimento di politica economica.