giovedì 28 maggio 2009

General Motors si separa da Opel!


Di fronte al rifiuto deciso dei suoi bondholders di farsi neanche troppo elegantemente spennare, la General Motors ha gettato ieri la spugna, chiudendo in anticipo sui termini previsti l’offerta di conversione dei bonds in azioni ordinarie, una decisione certo obbligata, ma che apre dritta, dritta la strada verso il tribunale fallimentare competente per territorio al suo nuovo Chief Executive Officer, uno scenario certamente annunciato ma che si è tradotto, nelle ultime due sedute di contrattazione, in un tracollo dell’azione del colosso automobilistico che si avvia mestamente a testare nuovamente quel minimo di un dollaro toccato nei mesi scorsi.

E’ stata, invece, una mossa a sorpresa quella con la quale i vertici dell’azienda di Detroit hanno deciso di scindere definitivamente il proprio più che prevedibile destino da quello della controllata Opel che diventa un’azienda autonoma, ricevendo peraltro in dote tutti gli stabilimenti europei controllati, anche sotto diverso marchio, dalla stessa General Motors, una mossa che potrebbe consentire al governo tedesco di avviare una procedura di amministrazione controllata che manda di fatto all’aria l’asta cui partecipa notoriamente anche la FIAT e che chiarisce le ultime alquanto oscure frasi pronunciate dal suo amministratore delegato, Serge Marchionne, dopo un lungo confronto diretto con la cancelliera di ferro, Angela Merkel.

La decisione a sorpresa della separazione consensuale tra General Motors e Opel rischia, inoltre, di aprire un contenzioso tra la Germania e gli altri Stati che ospitano stabilimenti della casa automobilistica con sede legale in terra teutonica, un’ipotesi tutt’altro che remota, almeno stando alle prime inviperite reazioni del governo belga, diffuse via agenzie di stampa solo pochi minuti dopo che era stata battuta la notizia da oltre oceano.

Insomma, dopo lunghissimi mesi di agonia e dopo aver tolto il sonno a ben due presidenti degli Stati Uniti d’America, si sta concretizzando quella soluzione del disastro automobilistico a stelle e strisce voluto da una significativa maggioranza dei cittadini statunitensi, gli stessi che si opposero strenuamente al salvataggio delle due case automobilistiche ree, almeno ai loro occhi, di aver dilapidato il mare di liquidità di cui disponevano solo pochi anni orsono anche per la loro strenua opposizione a qualsiasi cambiamento dei modelli di automobili energivore in favore di modelli più piccoli e dotati di motori più risparmiasi, cosa forse impossibile per Chrysler, ma fattibilissima per GM che produce, come peraltro fa la Ford, modelli del genere ma lo fa solo al di fuori dei confini statunitensi!

Mentre si appresta a entrare nel suo ventitreesimo mese di vita, la tempesta perfetta conta quindi al suo attivo non soltanto il meltdown immobiliare e quello della finanza strutturata, ma anche lo smantellamento di fatto dei due terzi dell’industria automobilistica a stelle e strisce e del suo immenso indotto, fatto non solo di fornitori nazionali e stranieri (cento imprese giapponesi saranno direttamente coinvolte dal fallimento di General Motors), ma anche di una rete capillare di rivenditori, duemila dei quali hanno già ricevuto il benservito da Chrysler e da GM.

Trattandosi del settore cui ho dedicato, insieme a quello dell’investment banking, la maggiore attenzione, non posso esimermi dal commentare l’ennesimo dato che conferma appieno come si sia ben lontani dall’aver toccato il fondo nel settore immobiliare, quel mini rialzo delle vendite di case esistenti in aprile che si è accompagnato all’ennesimo calo del prezzo mediano e ad un aumento di poco meno del 10 per cento dello stock di case invendute, giunte alla cifra rotonda di quattro milioni di unità abitative.

Come spesso accade, il dato di aprile non presenta in realtà alcuna variazione positiva rispetto al dato comunicato il mese precedente, ma segnala una crescita del 2,9 per cento solo per il fatto che è stato pesantemente rivisto verso il basso proprio il dato relativo al mese precedente, un giochetto statistico che, a causa della frequenza, rende i dati volta per volta forniti dalle fonti private e pubbliche difficilmente affidabili prima della verifica fatta generalmente il mese successivo, mentre per la cruciale informazione relativa al prodotto interno lordo statunitense vengono fornite ben tre letture successive, con vistose variazioni tra la prima e la terza.

Quel che conta è che dopo le ultime quattro informazioni relative al settore immobiliare residenziale, e dopo la notizia del crollo verticale delle richieste di mutuo e quella ancora più marcata relativa a quelle di rifinanziamento del mutuo stesso, non si trova più nessuno disposto a giurare sulla prossima uscita dalla crisi in questo settore che, secondo una vulgata popolare quanto palesemente non veritiera, sarebbe stato all’origine della tempesta perfetta, un’evaporazione degli ottimisti a un tanto al chilo che rischia seriamente di porre ulteriore piombo nelle ali della recente ripresa dei corsi azionari, quella che per me è e rimane una corsa dell’orso o un rimbalzo del coniglio morto ove lo stesso sia gettato per terra!

In un simile scenario da dopobomba, non può che fare piacere leggere che la maggior parte degli economisti a stelle e strisce ha decretato che la recessione finirà entro la fine dell’anno in corso, anche se purtroppo si tratta di una non notizia, in quanto alcuni mesi fa la stessa maggioranza di esperti della scienza economica erano convinti che la recessione sarebbe finita già a cavallo dell’estate prossima ventura.

Apprendo dalle agenzie che l’agenzia di rating Moody’s ha deciso di abbassare il rating del settore creditizio italiano, portandolo da stabile a negativo, una decisione motivata con le prevedibili conseguenze sui bilanci delle banche italiane della crisi economica in corso nel nostro come in tutti i paesi del pianeta!

Ricordo che il video del mio intervento al Convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente sul sito dell’associazione FLIP, all’indirizzo http://www.flipnews.org/ . Riproduzione della presente puntata possibile solo citando l’autore e l’indirizzo del blog