mercoledì 1 luglio 2009

Sarà una sentenza che vi seppellirà!


Una delle previsioni più facili che mi è capitato di fare a proposito della tempesta perfetta è quella relativa all’immensa coda di strascichi giudiziari che impegnerà i tribunali federali e quelli locali per anni e anni, così come era facilmente prevedibile che i giudici, sotto la pressione di un’opinione pubblica davvero inferocita, avrebbero usato la mano pesante, come è già accaduto ieri nel caso di Bernard L. Madoff, che si è visto comminare una pena di 150 anni che è di fatto un ergastolo senza appello per un uomo che ha già superato la soglia dei settanta e che è stato ‘scaricato’ a mezzo stampa dalla moglie Ruth.

Ma quello che ha fatto davvero infuriare il gotha bancario e assicurativo statunitense è rappresentato dalla decisione presa a strettissima maggioranza (5 a 4) dai giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti d’America che hanno bocciato il ricorso di un’importante associazione dei banchieri contro la decisione del nuovo sceriffo di New York, il procuratore generale Andrew Cuomo, di perseguire le banche operanti nel suo Stato in base alle leggi dello stesso, una sentenza che consentirà a Cuomo e ai suoi colleghi di altri Stati di non venire più espropriati da quel Comptroller of Currency che poco o niente ha fatto negli ultimi decenni per contrastare le pratiche non sempre trasparenti e corrette messe perseguite dai colossi statunitensi del credito.

Non è, peraltro, un caso, se ieri stesso vi è stata una bordata di commenti negativi alla decisione del massimo organismo giudiziario a stelle e strisce da parte di esponenti della nuova amministrazione che comprendono benissimo i rischi impliciti in una sentenza che farà storia e che prevederà un adeguamento della compliance di banche operanti Coast to Coast che non dovrà tenere conto soltanto delle regole federali, ma anche di quelle stabilite da quel mezzo centinaio di parlamenti operanti nei singoli Stati.

Ma non sono, e ancor più saranno, solo le normali aule di giustizia a ribollire, in quanto scaramucce non da poco sono incorso nelle sezioni fallimentari sempre più impegnate a difendere dai creditori le numerosissime imprese che fanno ricorso ai vari capitoli dell’ancora accomodante legge fallimentare statunitense, come sta avvenendo nel caso della General Motors che vorrebbe vendere a una nuova entità il buono e lasciare ai bondholders e agli altri creditori quel che resta, un esito che sarà pure scontato a fronte della ‘generosa’ offerta governativa, ma che vede una guerriglia di comitati e singoli detentori dei bonds che potrebbe anche avere esiti difficilmente oggi prevedibili e alquanto imbarazzanti, quali, a esempio, l’accoglimento della richiesta di deposizione davanti al giudice dei nuovi e vecchi vertici della casa di Detroit.

Nel frattempo, gli studi legali festeggiano un biennio d’oro di attività pagate centinaia di dollari l’ora in rappresentanza degli investitori traditi o delle banche presunte fedigrafe, così come champagne a fiumi sta scorrendo negli studi dei consulenti chiamati a svolgere un ruolo periziale, per non parlare di quei cacciatori di tesori che si sono fatti le ossa inseguendo all over the world le fortune dei dittatori deposti e le malefatte prepretate da banche e compagnie di assicurazione ai danni degli ebrei nel corso del secondo conflitto mondiale.

Insomma, a differenza di quanto riteneva Karl Marx, più che sotto il peso delle sue stesse dinamiche, il capitalismo rischia proprio di finire in a conflittualità giudiziaria permanente volta a contendersi una torta di decine di migliaia di miliardi che gli investitori di ogni ordine e rango vogliono recuperare a tutti i costi!