mercoledì 8 luglio 2009

Il 'libro dei sogni' di Giulio Tremonti!


Ho avuto modo di leggere le anticipazioni del ‘libro dei sogni’ redatto dal per la terza volta ministro italiano dell’Economia, Giulio Tremonti, una proposta di riorganizzazione del sistema finanziario internazionale articolato in dodici punti, anche se solo una parte di essi sono stati riportati dalla stampa e che prevederebbe una sorta di mutazione genetica dei banchieri, degli assicuratori, dei finanzieri più o meno d’assalto e, per onestà intellettuale, anche degli stessi risparmiatori/investitori che, in non pochi casi, hanno fatto da sponda non sempre inconsapevole alle proposte e alle offerte più improbabili che negli ultimi anni sono via, via apparse in quella sorta di gigantesco casinò a cielo aperto che è divenuto, a detta del presidente francese e di quello tedesco, il mercato finanziario globale.

Non so perché, ma la proposta di Tremonti mi ricorda molto da vicino le cosiddette carte dei valori o i codici deontologici adottati da numerose istituzioni finanziarie in luogo di stringenti norme che obbligassero gli operatori ad astenersi dal proporre prodotti/servizi non compatibili con il profilo del cliente, norme che, peraltro, esistono nonostante la deregulation più o meno selvaggia intervenuta negli ultimi venticinque anni, ma non è per questo motivo che mi asterrò dall’esaminarlo, quanto, piuttosto, per la semplicissima ragione che attendo di vedere quello che scaturirà in proposito dal G8 che si apre oggi e, ancor più, da quello che verrà deciso nel prossimo G20/G21!

Venendo a cose più serie, la seduta di ieri sui mercati azionari di tutto il mondo ha fatto rapidamente giustizia di quello scatto di orgoglio che aveva caratterizzato lunedì sera il Dow Jones Industrials e il ben più rappresentativo Standard & Poor’s 500, anche perché è oramai evidente ai più che la corsa dell’orso iniziata dopo i minimi toccati a metà marzo era costruita sulla sabbia, così come sta diventando sempre più difficile trovare un’analista o un economista disposti ancora a scommettere sulla possibilità di una ripresa dopo l’estate, mentre ferve il dibattito tra chi la vede dopo l’estate del 2010 e chi non ci spera nemmeno dopo l’estate del 2011, il che vorrebbe dire, se questi ultimi ovviamente avessero ragione, che il fondo del barile non verrebbe toccato prima del quarto compleanno della tempesta perfetta.

Commentando il nuovo record in termini di sofferenze sulle variegate forme di credito al consumo possibili per le donne e gli uomini che abitano gli Stati Uniti d’America, un dato che ci dice che il 6,60 per cento dell’outstanding complessivo è in ritardo di almeno i 30 giorni canonici previsti (un dato che peraltro non include i delinquency rates sulle micidiali carte di credito revolving, in quanto questi ultimi vengono aggregati ai crediti veri e propri), ma che sottostima largamente la situazione delle grandi banche, come Bank of America, che è già giunta a sofferenze del 12,5 per cento sulle sole carte di credito.

Un altro mercato sul quale si sta verificando un più che salutare redde rationem è quello del petrolio, ma, più in generale, delle materie prime, un mercato nel quale, dopo l’errore di un trader infedele che aveva spedito il prezzo al barile sino ai 73,5 dollari, sono state rotte in pochi giorni soglie psicologiche importanti quali quelle poste a 70 e poi a 65 dollari, mentre era scambiato ieri al di sotto dei 63 dollari, il che vuol dire che è molto probabile, anche alla luce della più che probabile virata operata dalla potente e ancor più preveggente Goldman Sachs e dagli altri grandi operatori che le si muovono in scia, il test a breve della soglia posta a 60 dollari e il ritorno in quell’area dei 50 dollari indicata per l’anno in corso dagli esperti dell’Arabia Saudita!