Evidentemente rinfrancato dopo le fatiche collegate alla stesura del suo ‘libro dei sogni’, ieri il per la terza volta ministro italiano dell’Economia, Giulio Tremonti, ha svolto un breve ma intenso intervento all’assemblea annuale dell’Associazione Bancaria Italiana, un intervento che ha preso le mosse da una sua interpretazione del termine ebraico shabbat e si è concluso con le parole di Franklin Delano Roosevelt nel pieno della Grande Depressione che afflisse per poco meno di un quindicennio gli Stati Uniti d’America, ma, e forse soprattutto, un intervento nel quale Tremonti ha offerto un ramoscello d’ulivo a quegli stessi banchieri italiani che non aveva mancato di fustigare in tutte e tre le sue esperienze al dicastero di Via XX Settembre, ma mai con la virulenza mostrata in questi ultimi mesi.
Ma cosa ha detto di così nuovo Tremonti? Sempre citando la Bibbia, ha invitato le banche a quello che ha definito un “nuovo inizio” nel sempre difficile rapporto esistente tra creditori e debitori, un rapporto che, peraltro, si complica e non poco quando una crisi finanziaria di inedite proporzioni e i suoi micidiali effetti sull’economia reale, inducono i primi a dubitare della lealtà e delle intenzioni dei secondi, uno stato delle cose che il ministro dell’Economia conosce benissimo e che gli viene rammentato pressoché quotidianamente da quegli osservatori regionali costituiti nelle prefetture che a loro volta raccolgono i cori delle lamentazioni degli imprenditori ubicati nelle varie province che compongono la regione.
Nello stesso giorno nel quale gli esperti del Fondo Monetario Internazionale rendono note le loro nuove previsioni sull’andamento del prodotto interno lordo italiano, visto in ribasso del 5,1 per cento in luogo della stima di aprile che prevedeva un calo del ‘solo’ 4,4 per cento, Tremonti ha deciso di rinfoderare almeno per un giorno la sciabola e di offrire ai banchieri e alla loro associazione di categoria un patto a tre, Governo-banche-imprese, che dovrebbe venire condito, ma solo a verifiche puntigliosamente effettuate, in importanti concessioni sul piano dell’alleggerimento del carico fiscale attualmente applicato alle banche e nell’impegno a premere nelle sedi internazionali per una modifica di alcune previsioni contenute nell’attuale dispositivo dello IAS 39 e di alcuni aspetti di Basilea II in linea con i desiderata più volte formulati sia dai singoli banchieri che dall’ABI, il tutto accompagnato da ulteriori aiuti pubblici volti a una più adeguata capitalizzazione delle banche stesse, aiuti che, almeno stavolta, non dovrebbero contenere quelle clausole che sono risultate così indigeste ai potenziali beneficiari in occasione della prima versione dei cosiddetti Tremonti Bonds.
In cambio, Tremonti chiede alle banche di effettuare, seppure in modo selettivo, una moratoria delle scadenze più prossime che stanno impedendo, alla luce dell’eccezionalità della situazione, anche alle aziende sane sotto il profilo industriale di mantenere puntualmente i propri impegni con banche e fornitori, una situazione che, non gestita al meglio, potrebbe anche portare a una serie di fallimenti a catena dagli esiti imprevedibili sulle ancora molto gracili prospettive di una ripresa prossima ventura, una sciagurata eventualità che finirebbe comunque per scaricarsi sui conti delle banche e innescherebbe uno schema di gioco non cooperativo tra le stesse che finirebbe inevitabilmente per peggiorare ulteriormente la già difficile situazione.
L’altra novità emersa ieri è stata la complementarietà dell’intervento del Governatore della Banca d’Italia rispetto a quello pronunciato da Tremonti, indizio, seppur labile, di una preventiva concertazione tra i due, come già avvenuto di recente in sede internazionale.