giovedì 9 luglio 2009

Il G8 seppellisce la corsa dell'orso!


A meno di ventiquattro ore dalla loro diffusione attraverso autorevoli media statunitensi, le voci di un possibile secondo piano di stimolo dell’economia a stelle e strisce hanno trovato ieri conferma in quel di Coppito, nei pressi de L’Aquila, la città abruzzese colpita il 6 aprile da un forte sisma nella quale si stanno svolgendo i lavori dei capi di Stato e di governo degli otto paesi più importanti del pianeta che sembrerebbero proprio convergere, come riportato da un apposito documento, sulla necessità di fornire nuovi stimoli all’economia, anche alla luce delle nuove stime degli economisti del Fondo Monetario Internazionale che rinviano le speranze di ripresa a non prima della seconda metà del 2010.

Come era accaduto martedì, anche ieri gli operatori asiatici, europei e statunitensi hanno reagito a queste secchiate di acqua gelida sulle residue speranze di una ripresa già nella fase terminale dell’anno in corso precipitandosi a capitalizzare i guadagni conseguiti in quella corsa dell’orso oramai definitivamente tramontata, anche se si tratta di capital gains molto più modesti di quelli che sarebbero stati possibili prima dell’inversione di tendenza verificatasi a cavallo della metà del mese di giugno, un’inversione prevista nelle tre puntate del Diario della crisi finanziaria intitolate “Avviso ai naviganti nella tempesta perfetta!” e apparse da venerdì 4 a sabato 6 giugno e raccolte per poter essere stampate domenica 7 giugno, nelle quali indicavo le cause che rendevano possibile una nuova ondata della tempesta perfetta, ondata che collocavo temporalmente nelle quattro settimane comprese tra la metà di giugno e quella del mese successivo.

Come risulterà chiaro a quanti decidessero di tornare a quelle puntate, non ho dovuto fare appello a capacità profetiche per prevedere la nuova ondata, in quanto gli elementi da me disposti in fila erano sotto gli occhi di chiunque avesse occhi prevedere e orecchie per intendere, così come considero poco più di una coincidenza il fatto di avere indicato l’inversione di tendenza proprio in quel 15 giugno che si è rivelato poi essere proprio il punto di svolta di quella corsa dell’orso basata sul nulla, né più né meno di quanto si è verificato solo un po’ più tardi per l’altrettanto incredibile corsa al rialzo delle quotazioni del greggio, rialzo, ma lo si è scoperto solo di recente in occasione delle nuove stime dell’organismo internazionale che si occupa dell’energia, più o meno coevo a un cedimento della domanda giornaliera di greggio rispetto ai picchi del 2008 stimabile in poco meno di sette milioni di barili al giorno!

Non vi è nulla di più temibile delle speranze frustrate degli investitori e poco importa se le stesse erano state alimentate alquanto ad arte da economisti ed esperti embedded ai desiderata di Wall Street e dintorni, un timore che va diffondendosi tra gli esperti più attenti alla loro reputazione e che ora si spingono a prevedere anche la possibilità di toccare minimi addirittura inferiori rispetto agli infimi livelli toccati nel mese di marzo, quando, solo per citare qualche esempio, l’azione di Citigroup si spinse sino al di sotto della soglia di un dollaro e quella di Bank of America navigò per un po’ nell’area dei due dollari, mentre Chrysler e General Motors non avevano ancora conosciuto l’onta del fallimento più o meno pilotato e i rispettivi bondholders non avevano ancora subito la tosatura cui sono stati successivamente sottoposti.

Apprendo dalla lettura di un articolo di Federico Rampini apparso su La Repubblica di ieri, che Goldman Sachs prevede di distribuire 20 miliardi di dollari di bonus ai propri dipendenti, mentre quelli di Morgan Stanley dovranno ‘accontentarsi’ di soli 14 miliardi, ma, come recita un vecchio adagio, suggerirei agli interessati di non dir quattro se non lo hanno proprio nel sacco!