La vasta messe di dati diffusa ieri da fonti pubbliche e private ha fornito segnali a dir poco contrastanti sulla congiuntura statunitense, proprio mentre siamo a metà del periodo che avevo indicato come incubatore della nuova ondata della tempesta perfetta che tra sette giorni esatti entrerà nel suo ventiquattresimo mese di vita, una situazione esattamente fotografata dai tre principali indici azionari a stelle e strisce che sembrano oscillare su livelli pressoché immutati da alcune settimane, pur in presenza di oscillazioni anche vistose.
Ieri l’altro, una delle stelle polari da me scelte per orientarmi in questa crisi finanziaria senza precedenti, il corsaro pentito George Soros, ha tenuto un interessantissimo speech in quel di New York, un’allocuzione nella quale ha sostenuto che l’economia a stelle e strisce è destinata a una lunga serie di stop and go, in gran parte determinati dal fatto che Bernspan e i suoi colleghi finiranno per temere quell’inflazione che stanno creando da poco meno di due anni drogando il mercato con dosi crescenti di liquidità a tassi da tempo prossimi allo zero, in una parola George pensa che Mr Hyde-Bernspan stia per tornare ad essere il Dr Jekyll-Bernanke, un’opinione che condivido appieno.
A fine anno, George lascerà definitivamente il mondo degli affari, pago di aver guadagnato, adottando una tattica esclusivamente difensiva, la bella cifra di 1,8 miliardi di dollari negli ultimi dodici mesi, per dedicarsi a tempo pieno alle sue numerose iniziative filantropiche e volte allo sviluppo della democrazia nei paesi un tempo facenti parte dell’area di influenza dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, anche se spero vivamente che voglia contribuire a riscrivere le regole necessarie per un funzionamento più trasparente del mercato finanziario globale!
Tornando ai dati diffusi ieri negli States, credo sia utile analizzarli per gruppi omogenei, iniziando dai tre che, a vario titolo, si riferiscono al settore immobiliare che vede una lieve crescita delle vendite di case esistenti, accompagnata dalla sempre maggiore difficoltà a vendere le nuove che, a sua volta, spiega bene l’ennesimo calo dello 0,9 per cento della spesa per costruzioni e il vero e proprio crollo delle richieste di mutui di rifinanziamento, crollati del 30 per cento, una miscellanea di informazioni che ci dice che siamo ben lontani dal fondo del barile, anche perché il quarto dato mensile consecutivo positivo nelle vendite di case ‘usate’ è spiegato dagli esperti con il nuovo bonus fiscale da 8 mila dollari e dal fatto che una larga percentuale di queste case sono rappresentate da quelle che sono giunte al fondo del percorso di foreclosure e, cioè, vendute all’asta a prezzi spesso irrisori.
L’altro dato importante, quello delle nuove perdite di posti di lavoro nel settore privato nel mese di maggio, un dato che si pone a 473 mila, poco meno di 100 mila posti di lavoro perduti in più di quanti previsti dal consensus degli analisti e che fa il paio con il dato diffuso lunedì e che ci ha informato che in tutte le 373 città osservate si registra una forte crescita delle richieste di sussidio di disoccupazione, due informazioni che rischiano di gelare le alquanto rosee aspettative nutrite dalla maggioranza dei revisori per il dato sul Non Farm Payrolls e per quello sul tasso di disoccupazione per lo stesso mese di maggio, illusioni alquanto incomprensibili alla luce del fatto che oramai non passa giorno senza che un azienda a stelle e strisce non annunci una nuova decimazione dei suoi addetti o la chiusura di uno o più impianti, una doppia empasse, quella del settore edilizio e quella, alla prima strettamente intrecciata, dell’occupazione, che confermano appieno la recente esternazione fuori dal coro del numero uno della Banca Mondiale, che ci informa che siamo in qualsiasi posto immaginabile meno che al di fuori della recessione!