Non si era ancora spenta l'eco del piano del ministro del Tesoro USA, Henry Paulson, un progetto finalizzato a spingere le banche a venire incontro ai mutuatari in difficoltà a far fronte agli oneri crescenti delle rate, che è giunta ieri la notizia che Citigroup sta vendendo massicciamente i titoli della finanza strutturata in carico ai suoi molteplici SIV, una vendita a saldo che ha consentito di alleggerire le posizioni del 20 per cento, portandole alla ancor ragguardevole cifra di 66 miliardi di dollari.
Ma non è questo il dato sorprendente, quanto il fatto che ad acquistare i titoli sono state altre banche statunitensi, nonché HSBC, il colosso britannico e prima banca europea che non più tardi di una settimana fa si è caricata di 45 miliardi di dollari di titoli sino a quel momento detenuti dai suoi SIV, iniettando negli stessi 35 miliardi di dollari.
Ovviamente, i titoli venduti da Citigroup e quelli oggetto dello scambio tra HSBC e i suoi SIV sono quelli che ancora hanno mercato e caratterizzati dal più alto valore tra quelli in dotazione di questi veicoli, eppure le perdite sottese a queste transazioni si aggirano nell'ordine del 20-25 per cento, il che fornisce un'idea della svalutazione ben maggiore che si renderà necessaria o in sede di ulteriori alienazioni o in caso di ritorno nei conti delle banche che hanno costituito SIV e Conduit.
Tra le idee originali che circolano in questi giorni a Wall Street, la più curiosa riguarda le società impegnate nell'assicurare le emissioni dei titoli della finanza strutturata, le quali stanno pensando di cedere ad altri le operazioni sicure per ottenere la liquidità necessaria per operare nei settori attualmente più a rischio, un'idea che rende più comprensibile l'allarme lanciato da William Ackman di Perhing Square che prevede la possibile insolvenza per MBIA, colosso del settore delle garanzie sulle emissioni obbligazionarie, mentre prevede perdite per 4,2 miliardi di dollari nel caso della rivale Ambac Financial Group.
Come si vede, il mercato finanziario statunitense versa in uno stato confusionale e non c'è da stupirsi se il volitivo Paulson ha perso la pazienza e ha tirato fuori dal cassetto un progetto ragionevole elaborato alcuni mesi fa non a caso da una donna, Sheila Bair del Federal Deposit Insurance Corp., e sta pressando tutti i soggetti coinvolti nello tsunami immobiliare, affinché facciano la loro parte.
Presidenti ed amministratori delegati di un settore, quale quello finanziario, che ha già conteggiato nel terzo trimestre un calo dei profitti del 25 per cento circa e che sanno benissimo che nel quarto trimestre le cose andranno peggio, stanno traccheggiando nel timore che i loro azionisti facciano fare anche a loro la fine toccata a mostri sacri come gli ex numeri uno di Merrill Lynch e Citigroup.
D'altra parte, l'attivismo di un gran numero di deputati e senatori democratici, ma anche di molti repubblicani, la discesa in campo del Reverendo Jesse Jackson, il proliferare di associazioni e comitati sorti in difesa di coloro che rischiano di perdere la casa e il nervosismo crescente dell'inquilino della Casa Bianca fanno temere ai banchieri sopravvisuti alla prima ondata di epurazione che i danni non saranno solo contabili, in quanto il clima appare propizio all'avvio di indagini parlamentari e all'abbattersi di una e vera e propria pioggia di controversie giudiziarie.
Per quanto riguarda l'Italia, il progetto che Paulson presenterà ufficialmente in un discorso previsto per la giornata di lunedì sembra molto più concreto del pannicello caldo rappresentato dal fondo miseramente dotato varato dal Governo per aiutare i mutuatari in difficoltà per la crescita continua delle loro rate indicizzate all'euribor, anche se sono sicuro che le associazioni dei consumatori perderanno anche questa occasione per fare sentire la loro voce, come è già accaduto, ad esempio, nel caso del loro silenzio assordante sul doppio regime dei tassi di riferimento nel settore del credito al consumo.
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