L’edizione online del New York Times dedica ampio spazio al balzo in avanti dell’indice medio dei prezzi al consumo nell’area dell’euro, passato dall’1,9 per cento di novembre al 2,2 per cento nel mese di dicembre, un dato che ha sorpreso gli analisti che prevedevano una crescita dei prezzi su base annua del 2,0 per cento.
Si tratta, ovviamente, di un dato medio che vede, ad esempio, l’Italia ancora all’1,9 per cento, che è però un tasso di crescita di prezzi su base annua doppio rispetto a quello registrato nel dicembre del 2009, mentre superiori alla media sono le variazioni dei prezzi al consumo in paesi come la Germania e in Spagna.
Il redattore del quotidiano statunitense pone l’accento sul fatto che, per la prima volta dal 2008, l’inflazione si pone al di sopra del limite del 2 per cento fissato dalla Banca Centrale Europea e si chiede fino a quando l’istituto di Francoforte tollererà uno scostamento simile che minaccia di peggiorare nei prossimi mesi a causa dei rincari nei prodotti energetici e nelle materie prime in generale.
A parziale rettifica di quanto scritto ieri a proposito della decisione di Bank of America di pagare a Fannie Mae e Freddie Mac somme per 2,8 miliardi di dollari in luogo del riacquisto di titoli legati a mutui immobiliari venduti da Countrywide, si scopre che il rischio complessivo massimo legato alla transazione sarebbe, secondo un autorevole centro di ricerca, pari a 10 miliardi di dollari, una cifra di molto inferiore a quella prevista per l’azione promossa da otto investitori istituzionali tra i quali la Fed di New York, Pimco e BlackRock.