Dopo aver fatto saltare, attraverso l’operato del suo ministro delle finanze, ogni possibilità di accordo nell’ambito dell’eurogruppo e quindi dell’Ecofin, la cancelliera Angela Merkel ha dichiarato che la Germania farà quanto in suo potere in difesa della valuta unica europea, non entrando tuttavia nel merito di quali misure potranno essere adottate dal suo paese, promotore della riunione dei sei paesi virtuosi dell’area euro.
Credo proprio che la Germania non farà nulla, delegando alla Banca Centrale Europea guidata dal germanizzato Trichet il compito di fare da acquirente di ultima istanza alle aste dei titoli di Stato dei paesi maggiormente inguaiati, nell’ordine di inguaiamento Grecia, Portogallo e Spagna, che hanno tutti collocato più o meno brillantemente emissioni, rispettivamente, da 650 milioni di euro, da 1.250 milioni e da 5.500 milioni, gli ultimi due paesi tenendosi su scadenze brevi.
L’Irlanda merita un discorso a parte perché già prima dei finanziamenti ricevuti non prevedeva di fare ricorso al mercato prima della primavera prossima e non si sottoporrà, quindi, per qualche tempo a quella sorta di giudizio di Dio rappresentato dalle aste.
La sostanziale bonaccia sul mercato primario dei titoli di Stato non deve, tuttavia, dare adito a facile ottimismo, né può far troppo ben sperare l’impegno russo ad acquistare obbligazioni emesse dal fondo europeo di salvataggio, impegno preso da altri paesi ma che non impedisce la fondo di avere un margine di manovra, dedotte le riserve necessarie per garantire al veicolo la tripla A, superiore ai 250 miliardi di euro.