Il 7 agosto dell’anno scorso siamo entrati nel quarto anno della tempesta perfetta e, come ho ripetutamente scritto nelle puntate del Diario della crisi finanziaria, poco è cambiato da allora, se non che i mercati interbancari hanno ripreso a funzionare grazie all’ossigeno fornito dalle banche centrali e gli aiuti massicci dei governi.
In un intervento che ha avuto vasta eco in Europa, ma soprattutto in Italia, il per la terza volta ministro italiano dell’economia, Giulio Tremonti, ha sostanzialmente detto che ci troviamo di fronte a un mostro dalle mille teste, ne tagli una e ne rispunta un’altra, al punto che quasi quattro anni dopo ci ritroviamo al punto di partenza.
La tempesta perfetta è sostanzialmente una crisi del debito, moltiplicato pressoché all’infinito dalle capaci fabbriche prodotto delle investment banks e delle divisioni di Corporate & Investment banking delle banche più o meno globali, una crisi dalla quale non si esce che riducendo gli ammontari nominali dei titoli a quella percentuale infima che il mercato è disposto a riconoscere ai possessori dei titoli stessi.
L’applicazione pratica di questo principio si è per ora applicata solo ai detentori di bonds di aziende private andate in default, ma potrebbe applicarsi d’ora in poi anche ai detentori di titoli di Stato, situazione tutt’altro che remota a giudicare dai livelli raggiunti dai Credit Default Swaps di alcuni paesi.
Non so se è vero che questa settimana avrà inizio una nuova ondata di attacchi ai paesi deboli dell’eurozona, ma credo che sia abbastanza probabile che ciò avverrà presto, davvero molto presto!