venerdì 19 settembre 2008

Henry Paulson il pataccaro!


Mentre le banche e le compagnie di assicurazione di tutto il mondo si stanno interrogando sul che fare con la propria clientela che, a termini di contratto, dovrebbe ritrovarsi con in mano il classico pugno di mosche a causa del default dell’emittente, mai, o quasi mai, garantito dal collocatore, l’ineffabile Henry, Hank, Paulson, un uomo che è oramai chiaro a tutti essere diventato ministro del Tesoro USA per conto della “sua” banca, Goldman Sachs, ha ritirato fuori dal suo cilindro la vecchia proposta del MLEC, partorita dopo una sofferta riunione con trenta banchieri nel lontanissimo mese di settembre del 2007.

Come accade nel caso del restyling dei vecchi modelli di automobili che si vogliono ancora sfruttare, il nuovo Master Enhance Liquidity Conduit, quello che a suo tempo definii il Conduit dei Conduit, è stato ampliato e irrobustito, presentando interessantissimi optional per gli interessati, più o meno tutti i principali protagonisti del mercato finanziario statunitense e molte banche estere lì massicciamente operanti, rappresentati dalla non chiarezza sul fatto di chi sarà chiamato a mettere i soldi, davvero tanti, e sul prezzo al quale verranno acquistati i toxic assets ed il resto dei titoli della finanza strutturata che nessuno, ma proprio nessuno, vuole più.

D’altra parte, lo svizzero da tempo alla guida di quella Deutsche Bank che nei giorni scorsi ha fatto un sol boccone della Deutsche Postbank, lo aveva già detto allora ed a chiare lettere che il problema dei problemi era, già nella prima versione della grande pensata di Paulson, rappresentato essenzialmente da 1) a carico di chi restano i rischi? e 2) a quale prezzo verranno acquistati i titoli della finanza strutturata?

Don’t worry, Dear Mr Ackermann, a pagare saranno come oramai è chiaro anche alle pietre i contribuenti statunitensi ed indirettamente quelli di tutto il mondo, mentre sul prezzo credo proprio che vi sarà da discutere, in quanto quel ragazzaccio di John Thain ha avuto il torto qualche tempo fa di accettare, dicendo che aveva tirato un grande sospiro di sollievo, 22 centesimi per dollaro sulla bellezza di 30 miliardi di dollari di toxic assets, il che, se da un lato ha consentito a Merrill Lynch di non fare la fine di Lehman Brothers, ha purtroppo avuto un effetto devastante sulle Investment Banks e le banche più o meno globali, equivalendo a dire che il Re è nudo, come nella bella favola che più o meno tutti abbiamo letto da piccoli.

Il pricing effettuato da Thain è accompagnato da clausole veramente micidiali, quali il finanziamento a tasso di favore del recalcitrante acquirente e, udite, udite, una previsione di riacquisto dei titoli maleodoranti ove si fossero verificate delle condizioni che, per quanto improbabili, sono tuttavia possibili, clausole che insieme al prezzo apparentemente vile hanno gettato nel più nero sconforto tutti i Chairman e i Chief Executive Officer, per non parlare dei Chief Financial Officer e dei Chief Operating Officer, di tutte le maggiori protagoniste del mercato finanziario che hanno in fretta e furia fatto due conti per giungere alla conclusione che a quelle condizioni le rispettive entità di appartenenza erano tutte fallite!

Dont’ worry, guys, per vostra fortuna al dicastero del Tesoro c’è Hank Paulson, uno scaltro ed avveduto banchiere di investimenti che è rotto a tutte le astuzie del mestiere e che sa davvero come trasformare il peggiore dei rischi nella migliore delle opportunità, ma, purtroppo per lui ed i suoi ex (?) colleghi all over the world based non è ancora diventato un prestigiatore e deve scontrarsi con alcuni duri dati di fatto che se non li ricorda lui, certamente provvederanno a rinfrescargli la memoria John Mc Cain e baraci Obama che ben sanno che buona parte della partita per occupare per quattro anni la Casa Bianca si gioca proprio sul destino della finanza statunitense.

Purtroppo per Paulson ed i suoi alquanto terrorizzati colleghi il problema dei problemi sta nel fatto che la Federal Reserve si è letteralmente dissanguata a furia di intervenire sui mercati e, soprattutto, per l’altissimo costo derivante dal tenere aperta quella discarica a cielo aperto che sta già facendo il lavoro sporco di considerare come fossero buoni migliaia di miliardi di dollari di titoli più o meno tossici che le banche di ogni ordine e grado. Ed ora anche AIG, stanno scaricando giorno e notte presso la Fed di New York, ma, cosa di molto più grave, vi è il fatto che, con il salvataggio e nazionalizzaione di Fannie Mae e Freddie Mac, il debito pubblico americano è passato, in una notte, da 9.500 a poco meno di 15.000 miliardi di dollari, giungendo così con un balzo alla parità con il PIL statunitense e facendo perdere al Governo quel margine di manovra che tutti i decision makers europei invidiavano ai loro colleghi a stelle e strisce.

Da qui, putroppo per Hank ed i suoi colleghi, non si scappa, anche perché nessuno come l’ex numero uno di Goldman Sachs è consapevole dei termini del problema e dei volumi enormi, ovviamente solo in base al valore facciale, di cui si sta così allegramente discutendo, volumi che sarebbero ancora gestibili ove ceduti con lo sconto dell’ottanta per cento, come Thain giustamente ha fatto, ma che non lo sono in alcun modo nel caso che i banchieri di ogni ordine e grado che vogliono liberarsene pretendessero di incassare quanto è scritto su quella carta o negoziassero uno sconto, diciamo, del 15-20 per cento.

So bene che difficilmente i bravi ed onesti contribuenti americani sarebbero pronti a marciare su Washington, ma credo che lo sceriffo Cuomo ed i suoi colleghi sparsi nelle varie procure distrettuali di tutto il Paese, le donne e gli uomini del Federal Bureau of Investigations che con loro collaborano da mesi giorno e notte, i congressisti in cerca di una riconferma, i due principali candidati alla carica di Comandante in capo degli Stati Uniti d’America non consentiranno che venga tranquillamente rifilata ai loro concittadini una patacca di queste dimensioni, non fosse altro che per il semplicissimo motivo che verrebbero definitivamente scassate le pubbliche finanze e non basterebbero tre generazioni per ritornare ad una situazione di relativo equilibrio.

La cosa davvero stupefacente è che nessuno stia allestendo il più grande processo della Storia statunitense, una sorta di Norimberga della finanza, che richiederebbe un gigantesco stadio solo per ospitare gli imputati e lo stuolo di avvocati al seguito, un processo che dovrebbe vedere tra i principali imputati Ben Bernanke, in arte Bernspan, Henry Hank Paulson e l’ineffabile e molto improbabile capo massimo della Securities and Exchange Commission, Christopher Cox, in arte Effe O Ixs, un uomo che non sta facendo assolutamente nulla di fronte alle montagne russe dei listini azionari, ma in particolare del settore finanziario, con andamenti che hanno portato la volatilità a livelli mai raggiunti in nessuna crisi finanziaria e volumi che da giorni sfiorano i 15 miliardi di azioni, doppi se non tripli rispetto ai livelli normali, un processo che non veda come giudici quelli che Giulio Tremonti chiama i topi messi a guardia del formaggio!

Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ mentre gli atti del convegno sono esportabili dal sito http://www.uil.it/ nella sezione del dipartimento di politica economica.