A quanto riferiscono gli osservatori un po’ indiscreti, David Einhorn e il nutrito plotone di miliardari che da settembre del 2007 hanno shortato tutto lo shortabile, vendendo a piene mani azioni di banche, compagnie di assicurazione e quelle di altre entità protagoniste del mercato finanziario globale, si stavano iniziando ad annoiare, in quanto la traiettoria delle quotazioni era divenuta monotona (il termine matematico non quello psicologico) e, pur consolandosi con il fatto di essere tra i pochi a veder crescere invece che deperire i loro rispettivi gruzzoletti, stavano addirittura meditando di lasciare i loro esclusivi e iper riservati resort esotici per tornare in massa alle loro lussuose abitazioni nella Grande Mela, anche per vedere un po’ più da vicino gli effetti più o meno catastrofici del loro incessante ma non rischioso operato!
Come scrivevo ieri, quanto sta accadendo da tre sedute sulle principali piazze azionarie di tutto il mondo, ma in particolare su quelle europee e a Wall Street, appare poco più che una riproposizione di uno schema che abbiamo visto più volte negli oltre diciannove mesi della tempesta perfetta, un giuoco alquanto pericoloso nel quale giocano un ruolo da primi attori Ken Lewis di Bank of America e l’indoamericano Vikram Pandit, il dead man walking legato con stretti giri di corda al timone della semiaffondata e seminazionalizzata Citigroup, due che si stanno esibendo dal vivo o via comunicati stampa sul terreno molto, ma molto scivoloso delle cosiddette notizie sensibili che piovono su un mercato che definire sull’orlo di una crisi di nervi è davvero un eufemismo.
Il bello della storia è che i due in realtà non stanno dicendo proprio nulla, in quanto il primo si limita a dire che non chiederà più soldi al Tesoro a stelle e strisce, in una fase peraltro nella quale Timothy Geithner sembra più interessato a convertire tutto o parte di quanto ha generosamente fornito alle maggiori banche americane l’ex (?) investment banker Hank Paulson da azioni privilegiate in azioni che sono sì di rischio ma anche di comando, mentre il secondo si esibisce in un assolo su dati di bilancio bimestrali (sic), dimenticandosi di chiarire il peso delle cosiddette one time items, quelle perdite straordinarie e dall’impatto istantaneo che hanno mandato la ‘sua’ banca in profondo rosso per cinque trimestri consecutivi, mentre non è ancora del tutto escluso che non lo facciano anche per la sesta volta con riferimento al periodo gennaio-marzo dell’anno in corso!
Non vorrei dover ricordare che il numero uno di Bank of America sta cercando in tutti i modi possibili e qualcuno anche un po’ impossibile di sottrarsi alle semplici richieste del nuovo sceriffo di New York, quell’Andrew Cuomo che sembra ogni giorno che passa più consapevole che l’accertamento delle responsabilità dei banchieri nell’attuale meltdown della finanza più o meno strutturata rappresenta la sua occasione d’oro per ripercorrere i fasti della carriera politica del padre, spingendosi forse anche fino alla candidatura alla massima carica prevista dalla Costituzione degli Stati Uniti d’America, un Attorney General che sta giocando in perfetta sintonia con gli esponenti politici della nuova amministrazione americana, ma che è anche perfettamente consapevole che sta suscitando reazioni in ambienti che contano molto e che non sembrano assolutamente disposti a lasciare tutto lo spazio di manovra che il giovane figlio d’arte chiede a gran voce.
Di quanto il gioco si stia facendo duro, sembrano molto più consapevoli i vertici delle altre due grandi banche universali, Wells Fargo e soprattutto J.P. Morgan-Chase, ma ancor di più quelli delle due uniche Investment Banks sopravvissute alla morìa incorsa alle altre tre che sono o fallite come Lehman Brothers o sono state forzosamente e molto frettolosamente accasate una proprio alla banca dei nipotini di John Pierpoint Morgan e di Nelson Rockfeller, mentre l’altra sta adducendo tanti lutti al povero Lewis che forse ha avuto l’unico torto di fidarsi dell’operato dell’ex Chief Executive Officer di Merrill Lynch, quel John Thain cresciuto in Goldman Sachs ma svezzatosi definitivamente da numero uno di quel New York Stock Exchange da lui lasciato solo alla condizione di un contratto blindato e un ingaggio multimilionario degno di un calciatore di prima grandezza!
Prontamente disdettati i voli per New York, i giocatori d’azzardo della tempesta perfetta si sono lanciati nella mischia già nelle prime ore di ieri pomeriggio, proprio quando le azioni delle sei maggiori entità creditizie a stelle e strisce stavano ripetendo, seppur in tono minore, l’exploit della seduta precedente, esercitandosi nel gioco che loro riesce meglio, quello di servire in quantità industriali quei sempliciotti che realmente pensavano in un’inversione di tendenza dopo tanti mesi di frustrazioni e delusioni a raffica, un ‘contre’ che ha immediatamente spento gli ardori e i bollori dei risparmiatori/investitori che già pregustavano di mettersi in tasca guadagni pari al 40-50 per cento delle somme investite.
Come le loro omologhe statunitensi, anche le maggiori banche europee hanno prontamente messo da parte le velleità di ripetere gli exploit che hanno segnato l’euforica seduta di martedì per accontentarsi di performance molto, ma molto più tranquille, incluse le poche entità creditizie più o meno globali che avevano realmente un qualcosa da festeggiare, ma tanti, davvero tanti, problemi ancora insoluti, in particolare in quei ricchi e promettenti mercati dell’Est Europa che si stanno uno dopo l’altro liquefacendo!
Dopo la saggia decisione di Pie Francesco Saviotti che ha deciso di mettersi nelle mani del per la terza volta ministro italiano dell’Economia, Giulio Tremonti, siamo tutti in trepida attesa delle decisioni che vorranno assumere i vertici degli altri quattro principali gruppi creditizi italiani, anche se temo che si tratti proprio di una scommessa a senso unico, per la semplicissima ragione che quella offerta da Tremonti è più una richiesta dai toni alquanto ultimativi che una opportunità da cogliere.
Ricordo che il video del mio intervento al convegno della UIL sulla crisi finanziaria è presente nella sezione video del sito dell’associazione Free Lance International Press all’indirizzo http://www.flipnews.org/ .