giovedì 13 agosto 2009

Cresce l'allarme per il settore immobiliare USA!


Gli stessi operatori e gli stessi investitori che martedì si preoccupavano di quello che avrebbero potuto dire Bernspan e i suoi colleghi del Federal Open Market Committee, di fare in materia di tassi di interesse non se parla neppure vista la ben scarsa consistenza dei ‘germogli di ripresa’, ieri, invece, hanno rinviato al rialzo i listini azionari, forse convincendosi l’un l’altro di quella alquanto ovvia considerazione con la quale chiudevo la puntata di ieri e che vede la Fed e le altre maggiori banche centrali costrette a mantenere i tassi sui rispettivi minimi storici per molto tempo ancora, così come continueranno in ogni modo possibile, ma se sarà necessario anche impossibile, a dare ai rispettivi mercati interbancari tutta la liquidità che sarà necessaria!

Pur essendo presto per passare dalla cronaca alla storia della tempesta perfetta, non vi è dubbio alcuno che senza questo agire iperdeterminato e anche poco ortodosso dei solitamente prudenti banchieri centrali e senza il coraggio della paura che ha caratterizzato i leaders politici le possibilità che l’attuale recessione non si trasformasse in una riedizione della Grande Depressione sarebbero state pressoché pari allo zero, anche se va detto che un simile titanico sforzo avrebbe certamente meritato di raccogliere frutti ben più succulenti delle striminzite primizie che si intravedono tra le pieghe dei dati statistici.

Il problema, come hanno puntualmente notato gli economisti non addomesticati, alcuni dei quali insigniti del Nobel per l’economia, è rappresentato dal fatto che lo sforzo gigantesco e francamente senza precedenti è stato quasi interamente indirizzato a impedire il fallimento delle banche di maggiori dimensioni, mission quasi del tutto accomplished a eccezione della povera Lehman Brothers, mentre poco o nulla si è fatto per disinnescare la questione dei default dei debitori, fossero essi mutuatari o imprese, mediante quella rinegoziazione di mutui e prestiti che era un tempo nelle potestà dei giudici fallimentari, una potestà che il battagliero presidente della commissione bancaria della Camera dei Rappresentanti propone di ripristinare per via legislativa e che, secondo più di un osservatore sarebbe nello stesso interesse delle banche.

Già, perché i default dei pagamenti dei mutui nell’anno in corso minacciano di giungere al numero record di 3.850.000, contro i 2.700.000 dell’anno di disgrazia 2008, secondo le stime del capo economista di Moody’s Economy.com, Celia Chen, ritardi nei pagamenti che si trasformano spessissimo nelle procedure di foreclosure che, a loro volta, portano quasi inevitabilmente alla messa all’asta dell’immobile, una fattispecie che già oggi riguarda oltre un terzo delle vendite e spiega perché in 129 delle 155 aree metropolitane degli Stati Uniti d’America i prezzi siano in netto calo nel secondo trimestre sia rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso che nei confronti del trimestre precedente.

D’altro canto, nelle aree più colpite dai pignoramenti delle case i prezzi sono andati giù anche del 50 per cento e il prezzo mediano ha in molti casi raggiunto livelli talmente infimi da superare di pochissimo i 50 mila dollari sostenuti mediamente dalle banche per esitare la propria garanzia, un dato di fatto che non sembra, almeno al momento, incrinare il fronte del no a qualsiasi previsione di rinegoziazione obbligatoria dei mutui e dei prestiti, un fronte che unisce l’associazione delle banche americane e quanti si ostinano a ritenere che la colpa della situazione disastrosa del mercato immobiliare a stelle e strisce ricada soltanto su coloro che hanno sottoscritto un impegno che non sono stati poi in grado di onorare, un rigurgito di morale protestante davvero originale in una fase che vede le banche salvate, se non addirittura partecipate, dallo Stato!