mercoledì 26 agosto 2009

Una buccia di banana per Goldman Sachs?


Mentre i maggiori esponenti della finanza statunitense brindano alla riconferma di Bernspan alla guida della Federal Riserve e un indice molto attendibile sul mercato immobiliare a stelle e strisce segnala un incremento dei prezzi delle case dell'1,4 per cento rispetto a quelli registrati nel primo trimestre (ma del 15 per cento inferiori rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e del 30 per cento rispetto ai picchi del 2006), il Wall Street Journal, il vero giornale di bordo della flotta finanziaria alle prese con la tempesta perfetta, solleva una questione non da poco sul modo di operare della potente ma ancor più preveggente Goldman Sachs, accusata di usare due pesi e due misure nei confronti dei suoi clienti, alcuni dei quali sono invitati alle riunioni settimanali nelle quali vengono discusse scelte in termini di trading, mentre quelli di minore importanza devono accontentarsi di quanto riportato nelle pubblicazioni ufficiali della banca.

Che i clienti di qualsivoglia azienda, sia essa appartenente al settore finanziario o a qualsivoglia comparto manifatturiero o dei servizi, siano per definizione tutti uguali, ma che ve ne sia sempre qualcuno più uguale degli altri, è cosa talmente risaputa che non meriterebbe cenno, né tanto meno il tempo e la fatica delle due brave redattrici del WSJ, ma vi sono almeno due stranezze nella vicenda che meritano di essere approfondite e che potrebbero rappresentare una vera e propria frana per Larry Blankfein e compagni.

Prima di entrare nel merito di questi lati non del tutto chiari, vorrei lanciare un appello per sapere se c’è qualcuno che ha visto negli ultimi tempi Hank Paulson, l’ex (?) numero uno di Goldman Sachs e per un soli tre anni (ma che anni!) ministro del Tesoro, un uomo che ha avuto davvero un grande peso nelle scelte più difficili dei primi diciotto mesi di vita della tempesta perfetta e che sembra davvero scomparso nel nulla dopo il passaggio delle consegne al suo successore, Tim Geithner, quasi avesse bisogno di una lunga parentesi vacanziera per riprendersi da tutti quei week end dedicati a risolvere una grana via l’altra.

La prima incongruenza sta nel fatto che i vertici di Goldman abbiano sentito il bisogno, nei giorni immediatamente precedenti la pubblicazione dell’articolo, di informare le autorità che dovrebbero vigilare e, nel caso, sanzionare eventuali suoi comportamenti scorretti, e cioè la Financial Industry Regulatory Authority (anche nota come Finra) e la Securities & Exchange Commission, della pubblicazione a breve dell’articolo, anche se va detto che è d’uso nel giornalismo americano, in particolare caso di importanti inchieste, di sentire l’opinione dei diretti interessati, una consuetudine molto consolidata che credo sia stata seguita anche in questo caso e che metterebbe a tacere gli eventuali malpensanti.

La seconda è,invece, rappresentata dalle differenze di visione di breve periodo emerse in queste riunioni tra alcuni clienti e i responsabili del trading di Goldman rispetto a quanto contenuto nei rapporti disponibili a tutta la clientela, un tema alquanto scottante alla luce del fatto che, scomparsa Lehman Brothers e ridimensionate drasticamente nella loro operatività Bear Stearns e Merrill Lynch(assorbite, rispettivamente da J.P. Morgan Chase e da Bank of America), i veri giocatori importanti in questo rischioso ma anche molto lucroso comparto di attività si sarebbero ridotti a cinque, una situazione di fatto che facilita, e di molto, l’autoavverarsi delle profezie dei big players, spesso ai danni dei medi e piccoli operatori che vengono spesso stritolati quando i grandi girano improvvisamente, e spesso tutti assieme, le loro posizioni, una situazione che chiarisce bene il motivo per il quale le due Authorities non abbiano escluso approfondimenti del caso!