I durissimi effetti della tempesta perfetta sull’economia reale, in particolare su occupazione e produzione industriale, stanno determinando nuovi record per le insolvenze e le procedure di foreclosure sui mutui immobiliari residenziali negli Stati Uniti d’America, una fattispecie che prende il nome di mortgage delinquencies e che, stando ai dati ufficiali sul secondo trimestre dell’anno in corso, riguarda oramai il 13 per cento dei mutui in essere, una mina da poco meno di 1.500 miliardi di dollari e che vede i ritardi nei pagamenti delle rate al 9 per cento, mentre le procedure di foreclosure sono giunte a toccare il 4 per cento dell’outstanding complessivo che dovrebbe aggirarsi tra i 10.500 e gli 11.000 miliardi di dollari, una cifra di non molto inferiore al prodotto interno lordo a stelle e strisce e che per quasi la metà fa capo alle nazionalizzate Fannie Mae e Freddie Mac.
Come è del tutto evidente, si tratta di dati realmente preoccupanti e che sono perfettamente in linea con le fosche previsioni del Fondo Monetario Internazionale sulle possibili perdite nell’altrettanto travagliato settore delle carte di credito, in particolare di quelle del tipo revolving, un’attività un tempo lucrosissima e caratterizzata da tassi di insolvenza davvero minimi, ma che dovrebbe registrare perdite pari al 14 per cento dell’outstanding complessivo, mentre sofferenze di entità percentuale non troppo inferiori a quelle relative ai mutui e alle carte di credito dovrebbero riguardare anche le altre molteplici forme di credito al consumo.
Ma quello che preoccupa davvero economisti e analisti è rappresentato dal fatto che la maggior parte dei mutui per i quali si registrano ritardi nei pagamenti o addirittura già entrati nella procedura che porta all’esproprio e alla successiva vendita all’asta dell’immobile sono mutui normali e a tasso fisso, quelli normalmente erogati solo a clientela con un buon punteggio sotto il profilo del merito creditizio, una tipologia di mutuo non caratterizzata dalle ‘trappole’ connesse a quei subprime o a quegli ARM che vedevano spesso moltiplicato l’importo della rata alla scadere del periodo biennale o triennale di grazia.
A essere colpiti, dunque, non sono più soltanto mutuatari caratterizzati da uno ‘score’ basso o bassissimo e che spesso erano stati contattati anche telefonicamente perché si sbrigassero a fare la loro parte nella realizzazione dell’American Dream, ma appartenenti alla classe media o alla cosiddetta aristocrazia operaia dell’industria automobilistica o di altri settori a forte sindacalizzazione, persone che non avrebbero mai immaginato di non potere pagare puntualmente le rate del mutuo per la semplice ragione che uno o più membri della famiglia hanno perso un posto di lavoro più o meno privilegiato e che ora devono tirare avanti con i soldi del sussidio di disoccupazione.
Pur essendo vero che non tutti coloro che sono in ritardo nei pagamenti si troveranno nella condizione di subire l’esproprio della propria casa di abitazione, è tuttavia impressionante che il 44 per cento delle procedure di esproprio non solo si concentrino in quattro Stati (Florida, California, Nevada e Arizona), ma che in due di essi, Florida e Nevada, il numero dei mutuatari che ritrova a vivere la procedura di foreclosure è pari, rispettivamente, al 12 e al 9 per cento, livelli che si pongono a tre e a oltre due volte il dato nazionale, una situazione che consente agevolmente di comprendere come mai in alcune contee dei due stati il prezzo mediano delle case sia sceso di oltre il cinquanta per cento, sino alivelli che superano davvero di pochissimo la spesa media sostenuta dalle banche per la procedura e che si aggira intorno ai 50 mila dollari!