Confesso che è forte la tentazione di speculare sulla seconda ondata di notizie minacciata dal fondatore di Wikileaks, tale Assange, dopo gli oltre 250 mila dispacci intercorsi tra le ambasciate americane e il Dipartimento di Stato statunitense che tanto imbarazzo stanno creando agli Stati Uniti d’America e ai paesi colpiti dalle rivelazioni.
La seconda ondata, infatti, riguarderebbe una grande banca americana e le rivelazioni mostrerebbero il modus operandi della stessa, con risvolti di carattere penale e grave discredito della stessa, ma credo che convenga aspettare gennaio, mese nel quale è prevista la pubblicizzazione delle informazioni.
Ritengo, invece, più utile tornare all’argomento che è stato al centro delle prime puntate di questa nuova fase del Diario della crisi finanziaria e, cioè il persistente stato comatoso del settore immobiliare a stelle e strisce e dei disinvolti comportamenti delle banche nella gestione delle procedure di foreclosure, pratiche che avevano portato al blocco degli espropri da parte delle grandi banche, Bank of America in testa e alla verifica non si sa quanto scrupolosa di centinaia di miglia di pratiche.
Torno sull’argomento perché sono stati diffusi ieri i dati sul trimestre luglio-settembre da RealtyTrac, un’entità privata nota per l’accuratezza delle sue informazioni sul settore immobiliare e che, in questo caso, si trova a raccontare quello che è successo in quello che probabilmente verrà ricordato come il peggior trimestre del settore immobiliare a stelle e strisce.
Ma andiamo con ordine e vediamo come sia le vendite di case pignorate che quelle di case non soggette a procedura siano calate bruscamente sia rispetto al trimestre precedente (-25 e –29 per cento rispettivamente) che nei confronti dello stesso periodo dell’anno precedente (in entrambi casi un calo del 31 per cento), ma il commento del portavoce di RealtyTrac è che sul calo delle case espropriate da banche e finanziarie abbiano pesato le vivaci polemiche sulle procedure seguite dalle stesse.
Pur essendo al di sotto del picco del 37 per cento raggiunto nel primo trimestre del 2009, il 25 per cento delle case vendute negli Stati Uniti d’America sono ancora rappresentate dalle case espropriate da banche e finanziarie, cioè una casa su ogni quattro vendute vede una famiglia gettata sul lastrico!
Come ho scritto più volte, il problema degli espropri si concentra in modo drammatico in quattro Stati, Nevada, Arizona, California e Florida, ma è in Nevada che il 54 per cento delle case vendute sono il 54 per cento del totale, anche se questa percentuale era del 56 per cento nel secondo trimestre e addirittura del 62 per cento nel terzo trimestre dell’anno scorso.
Sul piano economico, le banche non è che facciano poi un grande affare, anche alla luce delle spese sostenute per giungere all’esproprio, in quanto il prezzo medio delle case espropriate è di 169.523 dollari, il 32 per cento in meno del prezzo medio relativo alle case non espropriate.