La tempesta perfetta è sostanzialmente un fenomeno che riguarda l’indebitamento in senso lato, indebitamento dei privati per il credito al consumo o per i mutui, delle imprese, degli Stati e delle banche per la montagna di titoli più o meno tossici della finanza strutturata con i quali hanno ricoperto il pianeta.
Molti di questi debiti sono in default, molti non sono ancora giunti a questa situazione ma vi sono vicini, altri i titoli tossici vengono ritenuti buoni per una modifica alle regole di rappresentazione di bilancio, ma buoni non sono.
La crisi del debito sovrano in Europa aggiunge un altro tassello a questo quadro, ma il problema non riguarda solo Grecia e Irlanda, riguarda un buon numero dei paesi del Vecchio Continente, riguarda l’euro, ma, dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, riguarda i titoli di stato statunitensi e il dollaro, nonché lo stato delle banche che hanno l’etichetta del too big to fail.
Come si esce da una crisi del debito? Le strade sono diverse, ma la più semplice la ha indicata la cancelliera Angela Merkel, la quale ha sostenuto che anche i creditori, i possessori cioè dei titoli, devono fare la loro parte, accettando di incassare quanto il Mercato valuta quei pezzi di carta da loro sottoscritti quando ben altra era la solidità degli emittenti.
Quello che propone oggi la Merkel è stato già vissuto dagli obbligazionisti della Chrysler e della General Motora, mentre poco si sa di quanto è accaduto ai possessori di obbligazioni emesse da entità minori e i cui default non hanno guadagnato le prime pagine dei giornali finanziari, ma non è azzardato ritenere che in molti casi non sia rimasto in mano a questi creditori molto più del classico pugno di mosche.
La politica espansiva perseguita dalla Federal Reserve di Bernspan con il quantitative easing I da 1.700 miliardi di dollari e ora con il sequel denominato II, ufficialmente da 600 miliardi di dollari, ma in realtà da 1.000, assicura l’acquisto dei titoli emessi daI Tesoro degli Stati Uniti d’America ma è un meccanismo infernale di creazione di moneta, dollari che dovrebbero essere prestati dalle banche venditrici dei titoli di stato alle famiglie e alle imprese, anche se non risulta che ciò accada se non in minima parte.
Alla lunga, questo processo porterà a flessioni significative del valore del dollaro, per cui non c’è da stupirsi del fatto che le materie prime stiano andando letteralmente alle stelle, sia i metalli preziosi, oro e argento, che quelli utilizzati nei processi di lavorazione industriale, ma la loro parte la fanno anche il petrolio e il gas.
Tutto questo sta avvenendo sul mercato dei derivati, senza che nessuno proponga e ancor meno metta in atto quell’allargamento dei margini di garanzia che, ad esempio, è stato imposto per chi trattava a termine i titoli del debito irlandese, misure che saranno prese, se mai lo saranno, quando i buoi saranno belli che fuggiti dalla stalla!