Dopo le onde che hanno riguardato il debito sovrano irlandese, quello portoghese e, seppure in maniera più limitata, quello spagnolo e quello italiano, stiamo assistendo ad un moto più quieto, ma non per questo meno pericoloso, che ha portato il decennale statunitense oltre la soglia psicologica del 3 per cento, mentre sembra toccare meno il bund tedesco che è comunque salito sino al 2,95 per cento.
Come molti commentatori già si chiedono, è apparentemente strano che i titoli del Tesoro statunitense vedano i loro prezzi scendere mentre è in atto una ondata di acquisti da parte della Federal Reserve, anche se è evidente che molti venditori non aspettavano altro per liberarsi di titoli che un po’ scottano per l’elevato livello del deficit e per le continue aste su tutte le scadenze temporali.
La decisione di Bernspan e compagni di acquistare titoli del Tesoro a stelle e strisce di varia durata per 600 miliardi di dollari elevabili a 900 non può contrastare la pressione dei detentori di titoli pubblici a vendere per poi riacquistare quando i rendimenti saranno tali da compensare appieno gli acquirenti.
In una situazione come questa risulta evidente l’opposizione ferma del governo della cancelliera Angela Merkel di fronte alla proposta, sostenuta con forza dal per la terza volta ministro italiano dell’Economia, Giulio Tremonti, di emettere degli eurobonds, una proposta che avrebbe aiutato i paesi maggiormente sotto attacco, ma avrebbe fatto venir meno quel potente deterrente rappresentato dal mercato e avrebbe facilitato un certo grado di lassismo fiscale.
Quella che si profila è dunque una tendenza dei rendimenti a remunerare di più un rischio default che per ora è stato evitato facendo ricorso alle risorse del fondo di salvataggio,a quelle dell’Unione europea e a quelle del Fondo Monetario Internazionale, ma è altrettanto chiaro che sarebbe ben difficile fronteggiare un attacco all’Italia o alla Spagna, soprattutto de l’attacco fosse rivolto ad entrambe, con il Portogallo per soprammercato.
Questo scenario diviene poi da brividi se si pensa che inizia a scricchiolare il fronte orientale dell’Europa, con l’Ungheria che ha visto di recente cedere la moneta e i titoli pubblici contemporaneamente, mentre poco ancora si sa della reale situazione degli altri paesi un tempo appartenenti al blocco sovietico, paesi che potrebbero rappresentare una vera e propria bomba ad orologeria per le banche dei paesi maggiormente industrializzati che in quei paesi si sono insediate e svolgono un ruolo di primo piano.
Come ho ricordato in una recente puntata del Diario della crisi finanziaria, la strada indicata dalla cancelliera Angela Merkel, quella cioè di far pagare anche i creditori, i possessori cioè dei titoli, e state certi che questa fatto porterà i rendimenti al cielo!