Finora contagiati da quanto sta accadendo in Europa, le preoccupazioni, cioé, per la tenuta dell’euro, ieri i mercati azionari statunitensi hanno vissuto una giornata di euforia per i dati sull’occupazione nel settore privato, la crescita della spesa edilizia e la conferma della crescita del fatturato delle fabbriche cinesi, tutti indicatori che lascerebbero pensare ad una crescita globale più sostenuta di quanto si ritenesse prima.
Entrando più in dettaglio nell’esame dei dati sopra riportati, va detto che la crescita delle assunzioni nel settore privato (93 mila in novembre, con una revisione al raddoppio del dato di ottobre, passato da 43 mila a 82 mila) è senza dubbio un dato positivo, anche perché si tratta del quindicesimo rialzo consecutivo, ma va anche detto che, sempre in novembre, sono cresciute di poco meno del 30 per cento le persone coinvolte in piani di riduzione del personale, piani che riguardano oltre 48 mila individui.
Sempre in tema di occupazione, non è di poco conto il fatto che ieri scadevano i termini dell’estensione dei benefici approvata dal Congresso per due milioni di disoccupati americani e ancora non si sa se sarà possibile un’ulteriore proroga; come si ricorderà grazie all’emergenza creata dai riflessi della tempesta perfetta sull’economia reale, sono stati portati a 100 mesi circa i sussidi di disoccupazione, previsti a livello di Stati a soli 26 mesi, così come va ricordato che tali estensioni furono assolutamente bipartisan.
Il calo dell’ISM manifatturiero in novembre è stato lieve e inferiore alle previsioni, passando da 56,9 in ottobre a 56,6, anche se va considerato che sono sedici mesi consecutivi che l’indice si trova al di sopra della soglia di 50 che indica espansione.
Su questi ‘germogli di ripresa’ come ama dire Bernspan sta per abbattersi la scure del progetto di contenimento del deficit per 4 mila miliardi di dollari dal 2011 al 2020, un piano che verrà votato venerdì da un Congresso che ancora vede la maggioranza saldamente in mano ai democratici in entrambi i suoi rami, ma che non dovrebbe comunque essere osteggiato dalla minoranza repubblicana.
Intanto iniziano i primi acquisti di titoli del Tesoro a stelle e strisce da parte della Federal Reserve, acquisti probabilmente concentrati sulle scadenze brevi, in quanto il decennale è quasi crollato tornando ad occhieggiare alla soglia psicologica del 3 per cento.
Dopo un fuoco di fila di prese di posizione sia da parte di esponenti dell’Unione europea sia da parte del presidente della Banca Centrale Europea, Jean Claude Trichet, si è un po’ allentato l’attacco ai titoli di Stato di Italia, Spagna e Portogallo, mentre l’euro ha recuperato terreno nei confronti del dollaro, riportandosi in vista della soglia di 1,32 dollari.
Per la mia memoria della battaglia delle valute del 1992, non sono così certo che il peggio sia passato, perché in genere la speculazione opera ad ondate e molla temporaneamente la presa quando governi e banche centrali fanno quadrato per poi attaccare in un secondo momento.