E ora i complottisti, quelli che vedono una regia occulta dietro qualsiasi cosa rilevante avvenga nel mondo, sono serviti, un articolo del New York Times racconta con dovizia di particolari dell’esistenza di un club delle nove più importanti banche mondiali, in buona parte statunitensi, ma anche svizzere, inglesi e tedesche, che si riunirebbero in un giorno non precisato di ogni settimana per fare il punto su materie prime, azioni, obbligazioni e rapporti di cambio e per concordare azioni comuni in materia.
La notizia data dall’importante giornale statunitense viene ripresa in un editoriale dell’ex direttore di Repubblica, apparso ieri, nel quale il giornalista sostiene che dietro l’attacco al debito sovrano dei paesi deboli dell’area euro vi sarebbero non solo e non tanto i famigerati hedge funds ma le sopra citate banche guidate dalla potente ma ancor più preveggente Goldman Sachs (sulla quale rimando il lettore alla riedizione fatta nei giorni scorsi della puntata del Diario della crisi finanziaria del luglio scorso).
Ma, secondo Scalfari, l’obiettivo delle nove banche è ancora più ambizioso e punterebbe a creare le condizioni per dividere in due l’area dell’euro, assegnando un euro A ai paesi forti e con le finanze in ordine e un euro B ai paesi più disastrati, capitanati i primi dalla Germania e i secondi dall’Italia e dalla Spagna.
Come ho avuto più volte modo di dire dal settembre del 2007, è dalla nascita dell’euro che ambienti influenti statunitensi non nascondono il loro scetticismo, se non la loro ostilità, per questo importante tassello di una unificazione europea più completa, un processo che non sarà completato finché non verranno unificate la politica economica e quella fiscale, un’ostilità che può facilmente divenire fonte di profitti se a muoversi sono le più importanti banche del mondo e tutta la flottiglia al seguito!