Con i tempi non proprio celeri della giustizia italiana, si è infine giunti al processo che vedrà alla sbarra l'ex presidente, prima della Fondazione e poi del Monte dei Paschi di Siena, Giuseppe Mussari, l'ex direttore generale, Antonio Vinci, nonché il capo della divisione finanza e, secondo i magistrati di accusa, presunto capo della banda del 5 per cento, Gian Luca Baldassarri, il direttore finanziario della banca senese e il capo dell'ALM, ma la lista degli imputati non finisce qui, perché ad essere sotto accusa sono anche sei dirigenti della filiale londinese di Deutsche Bank, sì sempre lei, e due dirigenti della giapponese Banca Nomura, questi ultimi otto per le operazioni via derivati e denominate Santorini, Alexandria più due altri nomi fantasiose, operazioni che servirono ad occultare due miliardi di euro di perdite e generarono 200 milioni di euro di profitti fasulli, un turbinio di operazioni volte a coprire il dissesto generato dalla fulminea e alquanto folle acquisizione di Banca Antonveneta per la "modica" cifra di dieci miliardi di euro circa e che che trasformarono l'antica e un tempo alquanto austera banca in una succursale di banche, come quelle a processo, molto smaliziate nel far apparire le cose molto diverse da quello che realmente sono.
Il bello è che, per la legge sulla responsabilità delle società per azioni, è anche il Monte dei Paschi di Siena ad essere sotto accusa, anche se la banca senese ha già chiesto il patteggiamento che prevede il pagamento di 600 mila euro come ammenda nonché il sequestro s titolo definitivo per dieci milioni di euro, una pena sostanzialmente mite che dovrebbe essere confermata nei prossimi giorni ed è spiegata dalle motivazioni molto articolate e dure del rinvio a giudizio dei cinque imputati interni che avrebbero deliberatamente tenuto all'oscuro gli organi collegiali decisionali della banca rispetto alle manovre ordite dagli stessi.
Ma i guai della banca senese a quel tempo saldamente controllata dall'omonima Fondazione nata in ossequio delle prescrizioni della Legge Amato dei primi anni Novanta che prevedeva la scissione tra la banca conferitaria e l'entità proprietaria, la Fondazione, appunto, che doveva in tempi brevi vendere le azioni e dedicarsi agli scopi propri di ente benefico, non sono iniziati con la sciagurata acquisizione di Antonveneta, in quanto affondano le radici nella fusione con la controllata Banca Toscana, in una politica aggressiva di acquisizioni nel Mezzogiorno d'Italia, tra le quali spicca quella della Banca del Salento che poi cambiò la sua denominazione in Banca 121, un'acquisizione questa che avvenne ad un prezzo sproporzionato al suo effettivo valore e che portò l'amministratore delegato di quella piccola banca a diventare direttore generale di MPS, facendo ricchi al contempo i suoi grandi azionisti notoriamente vicini, come lo era peraltro lo stesso De Bustis, all'esponente di punta dei democratici di sinistra Massimo D'Alema, un politico che soleva tenere ogni anno un convegno di banchieri a cui era molto sconsigliabile non partecipare e che almeno in un'occasione ho avuto modo di partecipare.
Ma i guai della banca senese a quel tempo saldamente controllata dall'omonima Fondazione nata in ossequio delle prescrizioni della Legge Amato dei primi anni Novanta che prevedeva la scissione tra la banca conferitaria e l'entità proprietaria, la Fondazione, appunto, che doveva in tempi brevi vendere le azioni e dedicarsi agli scopi propri di ente benefico, non sono iniziati con la sciagurata acquisizione di Antonveneta, in quanto affondano le radici nella fusione con la controllata Banca Toscana, in una politica aggressiva di acquisizioni nel Mezzogiorno d'Italia, tra le quali spicca quella della Banca del Salento che poi cambiò la sua denominazione in Banca 121, un'acquisizione questa che avvenne ad un prezzo sproporzionato al suo effettivo valore e che portò l'amministratore delegato di quella piccola banca a diventare direttore generale di MPS, facendo ricchi al contempo i suoi grandi azionisti notoriamente vicini, come lo era peraltro lo stesso De Bustis, all'esponente di punta dei democratici di sinistra Massimo D'Alema, un politico che soleva tenere ogni anno un convegno di banchieri a cui era molto sconsigliabile non partecipare e che almeno in un'occasione ho avuto modo di partecipare.
Purtroppo, la vicenda del Monte dei Paschi di Siena non è solo una questione di artifici contabili o di un castello di menzogne costruito ad arte per ragioni spesso inconfessabili, ma, nel 2013, a cambio della guardia avvenuto da qualche tempo con l'arrivo di Alessandro Profumo alla presidenza e di Fabrizio Viola come amministratore delegato (carica che non esisteva e che richiese una sofferta modifica dello Statuto della banca senese), vi fu la tragica morte del direttore centrale responsabile della comunicazione, David Rossi, che volò dalla finestra del suo ufficio, una morte che le prime indagini della magistratura classificarono un po' frettolosamente come suicidio, ma che esami effettuati sul corpo e l'esame del video della telecamera di sorveglianza sembrano escludere, una vicenda talmente controversa da provocare l'intervento diretti del Procuratore Generale forse non del tutto convinto delle tesi dei suoi sottoposti. Ovviamente questo suicidio od omicidio è oggetto di un'indagine a se stante, ma è evidente che è maturato in un clima che non ci si aspetta esistere in un ambito aziendale.
Ho dedicato diverse puntate alla crisi di MPS, una crisi che non deriva solo dalla sciagurata acquisizione di Antonveneta, anche se la stessa non costò solo un'enormità di denaro e che portò con sé una dote di almeno 10 miliardi di Non Performing Loans, ma che affonda le sue radici in un intreccio di poteri più o meno occulti (si veda al proposito la puntata del Diario della crisi finanziaria intitolata Profumo di Massoneria al Monte dei Paschi) che hanno condizionato la politica del credito della banca senese che è riuscita a far lievitare la massa degli NPL alla stratosferica cifra di 49 miliardi di euro su un totale degli impieghi che è meno di tre volte questo ammontare e che ha provocato la missiva della Vigilanza della BCE che ha chiesto l'azzeramento delle sofferenze lorde e nette e un maxi aumento di capitale per fare fronte alle perdite derivanti dalla cessione di questi crediti alle entità specializzate nel recupero crediti, impieghi che spesso sono nati morti!
Non che oggi le cose stiano in un modo tanto diverso, parlo di forze esterne che cercano ma spesso riescono ad avvelenare il clima in una banca oramai stremata, nonché la sostanziale anche se indiretta presa di possesso della banca senese da parte di J.P. Morgan Chase, sulla carta solo incaricata insieme a Mediobanca di organizzare al meglio l'aumento di capitale, la dice lunga su come, grazie anche all'intervento del Governo (Renzi, Padoan, Carrai), l'andazzo dentro e fuori MPS sia più o meno sempre lo stesso.
* * *
Si è svolto a Roma il vertice che avevo annunciato in margine alla puntata di ieri su Deutsche tra il ministro dell'Economia, Giancarlo Padoan, il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, gli ad di Unicredit, Intesa e UBI, nonché l'ad del Fondo Atlante, una riunione volta a risolvere i nodi per la vendita delle quattro Good Bank a causa dell'irrigidimento della Vigilanza BCE e sui rischi sistemici derivanti dal possibile crollo di banche tedesche o italiane, una riunione che si è conclusa senza un comunicato ufficiale ma con la scontata riaffermazione che le Autorità Monetarie faranno tutto quanto è necessario per garantire la stabilità del sistema creditizio italiano, aiuti pubblici compresi, anche se, come ha affermato Padoan, questi devono avvenire nel quadro delle regole europee, regole che prevedono un bail in che viene ancora studiato nelle sue implicazioni e nei suoi effetti da Governo e Banca d'Italia.
* * *
Si è svolto a Roma il vertice che avevo annunciato in margine alla puntata di ieri su Deutsche tra il ministro dell'Economia, Giancarlo Padoan, il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, gli ad di Unicredit, Intesa e UBI, nonché l'ad del Fondo Atlante, una riunione volta a risolvere i nodi per la vendita delle quattro Good Bank a causa dell'irrigidimento della Vigilanza BCE e sui rischi sistemici derivanti dal possibile crollo di banche tedesche o italiane, una riunione che si è conclusa senza un comunicato ufficiale ma con la scontata riaffermazione che le Autorità Monetarie faranno tutto quanto è necessario per garantire la stabilità del sistema creditizio italiano, aiuti pubblici compresi, anche se, come ha affermato Padoan, questi devono avvenire nel quadro delle regole europee, regole che prevedono un bail in che viene ancora studiato nelle sue implicazioni e nei suoi effetti da Governo e Banca d'Italia.
Nessun commento:
Posta un commento