Sembra proprio che dalle parti di Via Nazionale, la strada su cui insiste Palazzo Kock, sede storica della Banca d'Italia, non vi siano copie del dizionario dei sinonimi e dei contrari, ma soprattutto che non si rendano conto del modo in cui il comune cittadino, e non solo, interpreta un aggettivo come "ambizioso", eppure, dopo l'esternazione in Parlamento di uno sconosciuto alle masse vice direttore generale dell'istituto che aveva definito come ambizioso l'obiettivo dell'uno per cento di crescita del prodotto interno lordo per il 2017 contenuto in un Documento di Economia e Finanza sul quale non si era ancora asciugato l'inchiostro, suscitando un vespaio di polemiche e costringendo Padoan a varie uscite per confermare la giustezza di quanto contenuto nel DEF, ci ha pensato lo stesso Governatore, Ignazio Visco, a bollare il piano emergenziale del Monte dei Paschi come "ambizioso" e lo fatto in quella stessa stessa Washington dove poche ore prima il Fondo Monetario Internazionale aveva benedetto sia l'aumento di capitale che la maxi cartolarizzazione delle sofferenze della banca senese, definendole misure appropriate.
Se non avessi letto il dispaccio di agenzia di Askanews e i titoli dei quotidiani di domenica, non avrei creduto che il Governatore, che ha tra le poche prerogative che gli sono rimaste dopo l'avvio della BCE quella di garantire la stabilità del sistema bancario italiano, potesse esprimersi così, ma la lettura del resto del testo del dispaccio è self explaining oltre che chiarificatrice, se ve ne fosse bisogno, del significato che in quel di Via Nazionale si attribuisce all'aggettivo menzionato di sopra, in quanto Visco, dopo aver sottolineato che si tratta di un percorso non agevole per le due maxi operazioni ideate dall'ex amministratore delegato di MPS, Fabrizio Viola, nel luglio scorso, assicura che da parte di Bankitalia vi sarà tutta la cooperazione possibile e mi chiedo in quali termini, visto che il dossier è saldamente nelle mani del capo della vigilanza presso la Banca Centrale Europea, Daniel Nouy, che ne riferisce periodicamente al Presidente Draghi e al Consiglio della stessa BCE, oltre ad aver approvato il piano di Viola, piano che è stato non contrastato anche da Padoan e Renzi, anche se questi ultimi hanno fortemente voluto un cambio in corsa e favorito l'ascesa di Marco Morelli al vertice di MPS.
Prima di proseguire, mi permetto di notare che se c'è qualcosa di veramente ambizioso è il piano a suo tempo ideato per vendere le quattro banche poste nel percorso di risoluzione a novembre 2015, dopo essere state liberate con uno sforzo solidaristico di tutte le banche operanti in Italia e successivamente, sempre a carico di queste, oggetto di una robusta ricapitalizzazione, così come faccio notare che i problemi di Banca dell'Etruria e delle altre tre banche risalgono a molto tempo addietro e che la Vigilanza Bankitalia, competente per questa dimensione di banche, non ha proprio brillato per tempestività e incisività.
Ma mi si perdoni un'ultima notazione che ha a che fare con l'Istituzione Banca d'Italia, un'entità che non sarà mai stata potente e influente come la Bundesbank, ma che ha una rete di relazioni italiane e internazionali da non sottovalutare, come mi sono reso conto in quasi quaranta anni di attività di ricerca e di lavoro giornalistico sul sistema bancario italiano e sulle vicende economiche italiane e internazionali più in generale, un'esperienza che mi fa dire che le recenti uscite pubbliche di due suoi esponenti apicali sono tutto meno che casuali, così come non è un mistero per nessuno il clima gelido che esiste sin dal febbraio del 2014 (mese nel quale vi è stato il voto di fiducia delle due Camere) tra questa Istituzione che in un non lontanissimo passato ha prestato al Paese due Presidenti del Consiglio, uno dei quali è anche diventato Presidente della Repubblica, nonché tre ministri del Tesoro, e l'attuale Governo.
La scelta del tempo, come soleva dire nel XIII secolo Nichiren Daishonin, il fondatore della scuola buddista di cui faccio parte, è fondamentale e d'altra parte induce a più di un sospetto, perché l'"ambizioso" piano di Fabrizio Viola è del 29 luglio di questo anno di disgrazia 2016 e, negli oltre due mesi trascorsi, da Palazzo Kock non è venuta non dico una critica all'impianto dello stesso ma neppure un'osservazione, e da allora di cose ne sono successe, quali le dimissioni forzate di Viola determinate dal venir meno della fiducia del Governo nei suoi confronti a causa dei contrasti con J.P. Morgan, contrasti resi noti direttamente a Padoan e Renzi quest'estate dal numero uno della potente banca globale, Jamie Dimon, e tutti sanno che le critiche vertevano sull'entità dell'aumento di capitale e sulla cartolarizzazione da realizzare tutta insieme e in esclusiva con il Fondo Atlante, mentre da più parti al di qua e al di là dell'Oceano Atlantico, vi era chi sosteneva che, come previsto dalla stessa missiva della Vigilanza BCE, c'era e c'è la possibilità di spalmarla in più tranche fino alla fine del 2018.
Quindi, anche Visco e i suoi più stretti collaboratori sanno che il piano per rimettere MPS in carreggiata potrebbe essere molto diverso da quello originario e quindi molto meno "ambizioso", ma forse il Governatore voleva proprio fare un assist ai piani, che forse già conosce, che Marco Morelli, con la più che probabile benedizione di J.P. Morgan, nella quale il giovane AD ha militato in passato, e di Mediobanca, ha in testa se non ancora su carta e che promette di rendere noti al più presto al mercato!
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Un tribunale tedesco sta indagando su una storia di prestiti spacciati per derivati, un'inchiesta che riguarda in particolare e in modo massiccio l'operato di Deutsche Bank nel Monte dei Paschi di Siena e che potrebbe non limitarsi ai 10,5 miliardi di euro attualmente contestati. Ne parlerò prossimamente, dopo aver fatto le dovute verifiche, anche se da quello che si sa, oltre a probabili e ingenti problemi risarcitori, non sono escluse conseguenze penali per gli esecutori materiali delle operazioni contestate e per gli stessi vertici della banca dell'epoca in cui le stesse operazioni vennero messe in atto. Faccio anche sommessamente notare che del famoso compromesso di Deutsche con ill Dipartimento USA, quel più che dimezzamento della sanzione da 14 miliardi di dollari che salvò il colosso creditizio tedesco dai piedi di argilla qualche seduta borsistica fa, si sono perse le tracce in un mare di smentite che l'accordo sia mai stato raggiunto.
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