martedì 11 ottobre 2016

L'aiutino della BCE a Deutsche Bank


Come ho scritto in diverse puntate del Diario della crisi finanziaria, le regole d'ingaggio della Vigilanza BCE sono state improntate sin dall'inizio da un quadro regolamentare europeo, ma anche globale, che consentì  di attribuire ai derivati e ai titoli tossici molto presenti nelle banche tedesche e in quelle francesi, lo sono anche nelle maggiori banche britanniche ma queste sono, ovviamente, fuori del raggio di azione di Madame Nouy, mentre si decise di attribuire un grande peso e una grande rilevanza non più alle sofferenze al netto degli accantonamenti, ma alle sofferenze al lordo di questi, se non al più vasto aggregato dei Non Performing Loans, che, come è noto, per il nostro Paese ascendono a 360 miliardi di euro, contro 200 miliardi circa di sofferenze lorde e più o meno 90 miliardi di sofferenze nette.

Altrettanto ovviamente, il manuale cui gli ispettori della Vigilanza BCE fanno riferimento nelle loro ispezioni a distanza o in loco, nel quale ultimo caso vengono coadiuvati da ispettori della Vigilanza del Paese in cui ha sede la banca sotto esame, non è mai stato reso noto, anche se qualcosa è trapelato dalla lunga intervista del Corriere della Sera a Ignazio Angeloni, numero tre di fatto dell'organismo diretto dalla Nouy, il quale tra le tante cose (si veda la puntata Voci da dentro la BCE: Ignazio Angeloni) ci ha tenuto ad affermare che non vi sono favoritismi di sorta nei confronti dei colossi bancari tedeschi e francesi, che sono tenuti d'occhio al pari delle banche italiane o di altri paesi della zona dell'euro, aggiungendo che, al bisogno, l'organismo di cui fa autorevolmente parte non "guarderà in faccia a nessuno".

Risulta strano, tuttavia, che non vi sia stata un'ispezione in grande stile, tipo quelle spettacolari che avvenero a New York tra il 2008 e il 2009, nel grattacielo che ospita la sede centrale a Francoforte di Deutsche Bank, raggiungibile peraltro con i mezzi pubblici dal grattacielo della Banca Centrale Europea, quando un tribunale tedesco ha messo sotto inchiesta l'istituto guidato da John Cryan per aver classificato come derivati, tra i quali quelli utilizzati al Monte dei Paschi di Siena per mascherare le perdite legate alla sciagurata e molto onerosa acquisizione di Antonveneta, quelli che per i giudici inquirenti sono prestiti belli e buoni, una errata classificazione che ha consentito di classificare tra i derivati quelli che erano impieghi, con una differenza rilevante sui calcoli per determinare il cruciale Tier 1, a sua volta fondamentale nell'esito di quegli stress tests che tanta paura fanno ai vertici delle banche vigilate dalla BCE e cui, ad esempio, la Banca d'Italia non  sottopone le banche da essa ancora vigilate per timore forse di esiti che potrebbero destabilizzare il sistema creditizio italiano.

Pur essendo vero che questo incidente, come quello della manipolazione dell'Euribor, come quello dei comportamenti nell'ambito della finanza strutturata verificatisi in terra statunitense, così come altre cause mosse per i più svariati motivi alla banca con sede a Francoforte, ma, per ultimo ma non certamente per importanza, quella richiesta del governo federale ad un giudice a sua volta federale di intimare a Deutsche di nominare una personalità indipendente, e si spera competente, incaricata di ricostruire nei dettagli l'operatività in derivati della banca tedesca e, soprattutto, la quantità e la qualità dei titoli tossici, una richiesta che equivale ad affermare che su questo cruciale argomento la banca non dice tutta la verità, insomma un numero ennesimo di ragioni per affollare di ispettori della BCE e della Bundesbank  gli uffici centrali di Deutsche e le due (sic) CIB di cui la stessa banca si è dotata.

Ma qualcosa di clamoroso, come rivela il quotidiano La Repubblica di ieri (che riprende un articolo del Financial Times), è quello che sarebbe avvenuto nel corso degll'ultima tornata di stress tests dell'EBA, quegli stessi che hanno evidenziato per MPS un Tier 1 post test negativo per circa 4 punti percentuali, e che hanno visto Deutsche tra le dieci peggiori banche dell'eurozona, un risultato che sarebbe stato di gran lunga peggiore se la Vigilanza BCE non avesse consentito un'eccezione che ha permesso alla banca tedesca di contabilizzare come avvenuta un'operazione con una controparte cinese per 4 miliardi di euro, operazione che, se avverrà, sarà effettiva solo alla fine di questo anno di disgrazia 2016, eccezione, sottolinea il quotidiano romano, che non è stata concessa a nessuna delle altre quarantanove banche sotto esame.

Come si vede, a Francoforte sono molto sensibili al rischio creditizio, molto meno a quello relativo ai derivati e alla finanza più o meno strutturata, poco o punto a quello che per una banca o per una compagnia di assicurazione dovrebbe essere esiziale e che è rappresentato dal cosiddetto rischio reputazionale, anche se va detto che se le cose stanno effettivamente come sostiene l'autorevole quotidiano economico londinese allora quella che è in gioco è anche la reputazione della Vigilanza BCE nonché dell'istituzione di cui la stessa fa parte!

Solo all'alba ho appreso che, in tardissima serata, una imbarazzatissima Banca Centrale Europea ha diffuso da Francoforte un comunicato in cui smentisce il Financial Times che aveva parlato di trattamento di favore per Deutsche Bank in vista degli stress tests dell'EBA nel luglio scorso, comunicato del quale non conosco i dettagli, ma di cui darò al più presto conto insieme alla scontata replica dell'autorevole quotidiano londinese.

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